Sri Ramana Maharshi, discorso 294
D. – Come bisogna praticare la meditazione?
M. – La meditazione è in verità Atma-nishtha (essere stabilmente il Sé). Ma quando i pensieri attraversano la mente e si fa uno sforzo per eliminarli; questo sforzo è di solito chiamato meditazione. Atma-nishtha è la vostra vera natura. Rimanete ciò che veramente siete, questo è l’obbiettivo.
D. – Ma vengono fuori dei pensieri. Il nostro sforzo è inteso solo a eliminare i pensieri?
M. – Sì. Poiché la meditazione è su un unico pensiero, gli altri pensieri sono tenuti lontani. L’effetto della meditazione è soltanto negativo, in quanto i pensieri sono semplicemente tenuti lontani.
D. – È scritto: “Fissa la mente nel Sé”. Ma il Sé non è concepibile.
M. – Perché volete tanto meditare? Vi viene detto “Fissa la mente nel Sé”, perché non rimanete semplicemente ciò che siete senza meditare? Che cos’è la mente? Quando tutti i pensieri sono stati eliminati, la mente diventa Atma-samstha (fissata nel Sé).
D. – Se mi viene data una forma posso meditare su quella e gli altri pensieri verranno eliminati. Ma il Sé è senza forma.
M. – La meditazione su forme o oggetti concreti si chiama dhyana, mentre la ricerca del Sé si chiama vichara (indagine) o nididhyasana (contemplazioni ininterrotta).
Parlando di adhyaropa pavadabhyam (le sovrapposizioni al Sé e la loro eliminazione), Sri Bhagavan disse che adhyaropa conduce a volgere l’attenzione all’interno, verso il Sé, mentre pavadabhyam fa divenire coscienti che il mondo non è separato dal Sé.