Le esperienze del Sé ci mostrano che siamo pura coscienza, pura non azione, ma al contempo il mondo in cui viviamo come persone è continua ininterrotta azione. Come risolvere questo problema?
Se noi, in quanto Sé, siamo assoluta non azione, ci dev’essere qualcosa che muove il mondo. Studiando le scritture comprendiamo che ciò che muove il mondo è l’aspetto di Dio chiamato Shakti. Shakti governa tutta l’illusione (maya) di un mondo fenomenico duale.
D’altra parte le esperienze del Sé ci hanno fatto capire che siamo Uno e che non c’è niente al di fuori di quest’Uno, quindi anche Shakti è me.
Ora, da un lato la discriminazione mi dice che non sono io, in quanto Sé, a compiere le azioni, bensì è il Potere Superiore chiamato Shakti, che governa anche Sergio, la mia persona; dall’altro lato l’essere Uno mi fa dire che Shakti non è altro che il Sé, un aspetto di Dio. Il risultato è che non sento di essere l’autore delle azioni e al contempo sono completamente arreso e abbandonato a Dio sotto forma di Shakti. È il momento che il corpo muoia? Bene. Io, in quanto Sé, ovviamente non muoio.
Tale abbandono nasce contemporaneamente dalla consapevolezza di essere il Sé e dalla bhakti assoluta (parabhakti).
Come vedete vi sono molti fattori che devono maturare perché si compia la realizzazione senza ritorno.
💓