Per capire qualcosa fermiamo e catturiamo qualche pensiero che riguarda l’oggetto da capire.
A causa dell’identificazione con la mente fermiamo e catturiamo pensieri dalla mattina alla sera per interpretare, definire, capire noi stessi.
Cercate lo sfondo di silenziosa consapevolezza provando a non fermare la mente; lasciate andare il pensiero senza intervenire.
L’identità con la mente si romperà e si paleserà come REALE solo lo sfondo puro e silenzioso della consapevolezza, assolutamente intoccato dagli oggetti mentali.
QUELLO SEI TU.
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“Tu sei già realmente libero e senza azione, auto-illuminato e senza macchia. La causa del tuo sentirti legato è che ancora continui nel voler fermare la mente”. Ashtavakra Gita, 1, 15.
In genere crediamo che ogni pensiero si basa sul precedente ed è base del successivo – da ciò nasce l’idea erronea di mente/ego.
Un pensiero non dura niente, c’è solo infinita silente consapevolezza.
Poiché blocchi il pensiero restandone invischiato, si crea la percezione di una mente e di un io che pensano all’interno di un corpo che agisce all’interno di un mondo complesso e rumoroso.
Rinuncia a sentirti una mente/io che pensa in un corpo che agisce, e sii finalmente in pace.
Oppure indaga:
Di chi è questo pensiero?
Dove appare questo pensiero?
Quando sorge la certezza che il pensiero non è di nessuno e non è da nessuna parte, sei finalmente in pace.
La difficoltà a compiere ciò sta nella resistenza che deriva dall’attaccamento al pensiero piacevole e dall’avversione per il pensiero spiacevole.
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“Se vai oltre la Fonte troverai che lì non esiste niente” Siddharameshwar Maharaj.
Commento:
Meditando costantemente sul senso di essere (“la Fonte”), ne divieni testimone (“se vai oltre”), trascendendo esistenza e non esistenza (“non esiste niente”).
Marco Mineo