V.: — Sento di avere una realizzazione solo parziale. Mi spiego meglio: quando dimoro nel Sé sono già realizzato, tuttavia alcune volte sento il desiderio, provocato dai disagi che appaiono, di migliorarmi come persona, per esempio sul piano professionale.
Soham: — Non ti senti del tutto realizzato perché non hai chiarezza su cosa sia la Realizzazione; la confondi, come la maggior parte della gente, con delle qualità o addirittura dei poteri. Prendi S. Swami, spesso dice “non so dove sono”. Quando un realizzato dice “non so dove sono”, è perché non sa cos’è la Realizzazione, e dunque non sa a che punto si trova.
Invece la realizzazione è solo ASSUMERE IL PUNTO DI VISTA DEL SÉ RIMANENDO NELLO STATO UNITIVO. Il corpo-mente del realizzato rimane così com’è, con rabbia, desideri ecc. Ma rabbia e desideri non comportano l’uscire dal Sé. Esci dal Sé se ti identifichi con l’ego e come tale credi che la rabbia e i desideri facciano parte di te. Se invece mantieni il punto di vista del Sé, ti rendi conto che sono fenomeni come le altre apparenze.
Perché un desiderio dovrebbe portarti fuori dal Sé? Perché hai le idee confuse: confondi le qualità (che sono fenomeni) con il Sé. Il Sé è privo di qualità; è il punto di vista di essere Tutto (quindi non è separato da niente) e di essere oltre il tutto, prima della creazione (quindi non è toccato da niente).
Questa confusione deriva dall’insegnamento religioso, che ha il compito di educare la gente a vivere insieme il meglio possibile. In origine leggi religiose e leggi di una popolazione coincidevano; il sistema giuridico era teocratico, cioè si dava come disceso dal Divino, mentre il Governo si occupava di comminare le pene sul piano terreno. Non pochi devoti si realizzano anche all’interno della religione. Tra questi alcuni, divenendo liberi, finiscono per esprimere qualcosa che non è allineato con la religione; allora vengono perseguitati. I santi cattolici sono stati riconosciuti tali solo dopo la morte, quando cioè non potevano più infastidire il potere temporale della Chiesa.
Aurobindo racconta di una disputa tra uno jnani e Ramakrishna. Lo jnani dice “Io non sono il corpo. Se il corpo ha desiderio di fare l’amore, faccio l’amore con mia moglie”. Ramakrishna che era un santo, inorridisce e risponde “Sputo sul tuo dharma”. Aurobindo, saggiamente, dice che entrambi hanno ragione. In cosa consiste la differenza tra i due? Nelle qualità delle loro rispettive persone, non nella diversità della Realizzazione.
Il primo livello di realizzazione è del Brahmavid, che appare come una persona del tutto normale; egli comunque non ha più un io personale separato, ha assunto il punto di vista del Sé, dimora in Esso e perciò è libero. Lo jnani che discute con Ramakrishna è evidentemente un Brahmavid. Ramakrishna invece era un Brahmavidvariya, la sua persona era piena di sattva; la sola idea di unirsi in un amplesso sessuale lo inorridisce. Ecco la differenza tra i due.
Dopo la liberazione, il Brahmavid deve sbarazzarsi dell’idea che la realizzazione consiste nell’avere qualità sante, poteri soprannaturali e saggezza da Guru superstar. Lo so che è difficile sbarazzarsi da tali idee, ma esse offuscano la Realtà.
Ricordi la storia di Bobo Roshi? La riepilogo brevemente. Sin da piccolo lui desidera realizzare il nirvana. Ancora in tenera età viene affidato alle cure di un monastero zen. Diventa presto il migliore tra gli allievi. Gli altri studenti vanno incontro a delle distrazioni, lui invece è sempre ligio alle regole del Dharma e del Roshi, ed è assolutamente concentrato nello zazen. Eppure mentre tutti gli altri allievi prima o poi realizzano il kensho (la prima esperienza diretta), lui è l’unico che non l’ottiene. Sconfortato, divenuto un giovane adulto abbandona il monastero. Dovete immaginare cosa provasse dentro: tutto quello per cui aveva vissuto era naufragato… Si trovava in uno stato di shock. Cammina cammina, a un certo punto incontra un villaggio di pescatori, passa davanti a una Casa delle Geishe. Non è un luogo raffinato, è una Casa delle Geishe per pescatori. Fuori c’è una geishina che gli si avvicina e gli dice qualcosa. Lui è sotto shock e la guarda intontito. Lei allora lo prende sottobraccio e lo porta dentro, in camera sua. Lui la segue come uno zombi. Lei comincia a spogliarlo e a spogliarsi; lo bacia, lo carezza; poi si stende su di lui e lo massaggia con tutto il suo corpo. Lui di energia ne aveva un bel po’, con tutto lo zazen che aveva praticato senza indulgere nella sensualità. Viene preso da un incontrollabile vortice di piacere; lei lo guida dentro di sé; tutto il resto lo fa il desiderio, all’acme del quale il monaco raggiunge l’orgasmo… In quel momento ottiene il kensho!! Il canto del gallo, l’odore della pelle di lei, le luci, i rumori… tutto diventa Uno e lui Uno con Tutto. Torna indietro al monastero per farsi attestare il kensho. Il Roshi, dopo averlo ascoltato, gliel’attesta con grande gioia – i giapponesi non sono puritani. Lui lascia il monastero e fa ritorno al suo villaggio natio con l’intenzione di insegnare lo zazen. Diventa un Roshi; ma intanto la sua storia, assai originale, si è diffusa, e la gente comincia a chiamarlo Bobo Roshi. Bobo significa ‘fare sesso’, ‘scopare’, e quello è il nome che gli rimane; né lui se ne preoccupa, avendo trasceso i significati. Si dice, che di tanto in tanto tornasse a far visita alla Casa delle Geishe.
Ecco un punto di vista completamente diverso dal puritanesimo giudaico.
V.: Presenta dei problemi che ha sul lavoro.
S.: — Questi sono fenomeni, COSA C’ENTRANO CON LA REALIZZAZIONE? È uno sfogo, va bene, ma cosa c’entrano col Sé? Il Sé rimane intatto!
Confondi le reazioni della tua psiche agli eventi, con il Sé. Tu sei già Realizzato, sono solo le false idee sulla Realizzazione che ti fanno credere di non esserlo!
V.: — Io avevo capito che un realizzato non ha più una mente reattiva. Quindi se viene aggredito verbalmente può reagire come struttura in base alle proprie caratteristiche, ma interiormente non avviene alcun movimento né sorge alcun desiderio di cambiare le cose.
S.: — L’interiorità del Sé non è il mondo fenomenico dei sentimenti. Prima ammetti che la struttura di un realizzato reagisce in base alle qualità che la costituiscono, poi non consideri che la psiche stessa fa parte della struttura. La rabbia e il desiderio di cambiare sono fenomeni, non sono il Sé. Il Sé rimane immutato, anche quando emozioni e desideri si alterano. La tua confusione è dovuta alla falsa idea che se ti arrabbi e sorge un desiderio di cambiare, non sei realizzato. Quindi ti forzi e ti distacchi (virtualmente) dal Sé. Torna a quel momento e individua il Sé distinto dai movimenti della mente.
Queste false idee sono l’equivoco di tutti, perché siamo abituati a leggere e sentire dei grandi maestri. Il Brahmavid non ha una mente così compassata, ma non per questo è coinvolto nella mente. Man mano che si sale la classifica dei quattro livelli di realizzati, si incontra il maggior distacco che attribuisci alla Realizzazione. Ma anche il Brahmavid è liberato, perché vede la reazione della mente come un fenomeno e non si coinvolge con esse. Di sicuro, tutti e quattro i livelli non faranno mai intenzionalmente qualcosa che possa nuocere agli altri.
Quando Osho atterrò ad Atene, fu ospitato nella villa di un regista. Intanto la polizia greca ebbe dagli Usa la disposizione di arrestarlo. Osho fu catturato e nel video si vede bene che aveva la faccia molto arrabbiata; poi si ricompose e tornò nel silenzio. Vi sono vari gradi di distacco e di santità. Osho comunque era realizzato anche quando aveva la faccia arrabbiata.