— Lavorare sul non-possesso mi ha mandato in crisi. Solo ora inizia a riemergere il Sé.
— Una volta scoperto il Sé, la base della pratica consiste nell’insegnamento dello Yoga Vasistha. Devi continuamente contemplare che non esiste niente del mondo fenomenico, inclusi il tuo corpo e la tua persona. Finché esiste qualcosa ti sentirai in minacciato di perdere ciò che possiedi, di essere attaccato da qualcosa: l’inflazione, il grande reset, la cattiva salute o chissà che…
Anche essere fidenti nel Divino promuove il non sentirsi minacciati. L’ideale è nutrire i due approcci insieme: la consapevolezza del nulla e la fiducia che Dio ti vuole bene, è dalla tua parte e fa di tutto per aiutarti e condurti alla completa realizzazione. La consapevolezza del nulla è l’aspetto di jnana, la fiducia in Dio è l’aspetto di bhakti. Sono necessari entrambi gli approcci!
Questi sono i due elementi di base della sadhana una volta che si è conosciuto il Sé. Se tu pratichi il non possesso senza aver sufficientemente coltivato questi due elementi, entrerai presto in crisi. È come volere immergersi in profondità senza bombole: ti mancherà presto l’aria e ritornerai subito in superficie piuttosto provato. Devi costantemente coltivare la consapevolezza che il mondo fenomenico è aria fritta e la fiducia che Dio ti vuole bene ed è sempre dalla tua parte. Fino a quando? Fino alla Liberazione; dopo rimarrà come stato naturale.
Quando ti senti minacciato sorge l’ego, che è in sé è un meccanismo di sopravvivenza. Allora non sarà possibile il completo abbandono al Divino. Senza completo abbandono al Divino, niente nirvikalpa; senza nirvikalpa le vasana non verranno definitivamente dissolte; senza la completa dissoluzione delle vasana, niente liberazione. Questa è la mia visione.
Vasistha e Rama