Qui prenderò in considerazione solo gli insegnamenti veraci, escludendo quelli i falsi di falsi maestri.
Ramana dice: “C’è un Sé superiore”, i buddhisti dicono: “Non c’è nessun Sé superiore”. Siccome queste vistose discordanze tra gli insegnamenti spirituali mi hanno dato molta sofferenza quand’ero sadhaka, ho investito molto tempo per cercare di venirne a capo. In realtà ho sprecato solo parecchio tempo, perché quando si giunge al Brahman, queste contraddizioni si rivelano prive di sostanza.
I maestri realizzati sono costretti ad usare concetti per indicare la Verità agli allievi. Ma la Verità è prima dei concetti, quindi le loro indicazioni non possono che essere imprecise, utili solo per dare una traccia all’allievo, nell’attesa che egli stesso abbia l’esperienza diretta della Verità, così com’è al di fuori dei concetti. Nell’esprimere la Verità attraverso concetti, a un maestro vien da dire “Non c’è nessun Sé superiore”, a un altro vien da dire “C’è un Sé superiore”. Entrambi conoscono la medesima Verità, ma riducendola in concetti, fanno apparire che esistano due interpretazioni diverse della Verità.
Fin qui tutto bene, non v’è nessuno scontro tra loro. Il problema nasce con gli allievi che vivono ancora sul piano concettuale. Essi ravvisano differenze tra le scuole e ognuno difende la propria contro le altre. Un commentatore che posta sul suo sito un articolo titolato “Anche la Pura Coscienza è mente”. Il suo articolo ferirà tutti coloro che stanno praticando ispirandosi all’idea di essere Pura Coscienza. La Pura Coscienza è mente se è soltanto un concetto, non è mente se è il Brahman! E il Brahman può essere conosciuto solo nello stato unitivo, nel samadhi. Lì non vi è nessuna separazione.