– dal pomeriggio di diadi del giovedì –
Mi seggo in diade e al mio turno di partner che medita porto l’attenzione, cerco il silenzio, per tentare di stabilirmici. Accade che lo scorgo lì, come se fosse sempre presente ma nascosto dalla mia distrazione e come vi pongo invece l’attenzione e cerco di “acchiapparlo”. Mi sguscia dalle mani come una saponetta bagnata e la folla dei pensieri si scatena e agita e balla come i proverbiali topi. Descrivo quanto avviene e mentre sono lì, che sto descrivendo il rumore e l’ingombranza della mente, avviene che essa, semplicemente si spenga. Sono a metà di una frase e potrei tranquillamente nemmeno finirla, perché nulla più ha significato. Concludo la frase solo per rispetto della persona che ho di fronte e che mi sta dando attenzione. Ma da lì in poi la mente non è più. O meglio: essa è, ma l’IO SONO è ben di più. come una comparsa che dal proscenio retrocede verso il fondo del palcoscenico quando entra la prima donna, così fa la mente. Non ha nessun potere e attrattiva il guitto di corte, quando appare la diva suprema. Non riesce ad acquetarsi è nella sua natura continuare a borbottare e smaniare. Ma chi potrà portare attenzione al Rigoletto quando canta la Callas? Gratitudine, amore, energia, beatitudine. Ogni cosa è, e perfetta è. La completezza e l’appagamento sono totali. Nulla è da cercare oltre. tutto è qui. Il resto è un sorriso.
È lì che osservo il darshan che avviene. Lo posso solo osservare e non già dirigere. Non è un mio potere ma qualcosa che avviene ed è inarrestabile eppure non governabile, indirizzabile.
Al cambio sono nell’altro.
Al cambio ritorno al silenzio. Dal silenzio scendo nell’incoscienza e nel sogno.
Riemergo e tento di ritornare nel Sé. Sono solo una fotocopia. Un’identità di qualcuno che è nel Sé.
Solo se lascio che sia, è.
A fine diadi abbiamo fatto una condivisione. Gianni parlava di come oscilla dal Sé alla mente e io gli dato alcune indicazioni e abbiamo meditato insieme. intanto sentivo che il darshan avveniva anche in quel momento. ben presto eravamo tutti e tre (Caterina era andata, quindi sono rimasta con i due Gianni), seduti semplicemente a meditare, nel silenzio.
Poi siamo rimasti solo io e Gian e abbiamo cenato insieme. Gian è stato osservatore esterno di questo dokusan tra me e Gianni. mi ha detto che era come vedere Ananta con uno dei suoi discepoli a fianco.
Sara Salvatico Aniruddha