— Maestro, è successo qualcosa che non comprendo. Mi sento molto bene. A volte scompare la mente e mi sembra tutto un sogno: ci sono le persone, le cose, gli ambienti, ma tutto è più leggero. Anche fisicamente sembra che tutto si stia sistemando.
— È così! Lo jnani vive la vita del mondo fenomenico come se fosse un sogno insulso. Riconosce e segue unicamente i principi della Vita Divina che consiste in: totale devozione e incondizionato abbandono al Sé, a Dio.
Questi sono per lui la a priorità, non l’emergenza alimentare, l’inflazione o la terza guerra mondiale. Un sadhaka interpreterà la devozione e l’abbandono al Sé come disciplina. Ma per lo jnani sono naturali e indispensabili, come per il corpo l’aria che respira. Devozione e abbandono al Sé-Dio sono egli stesso!
Segue un minimo ciò che succede nel mondo per la manutenzione ordinaria del corpo. Ma ciò che succede nel mondo non ha mai la priorità sulla sua attenzione a Dio. Egli è abbandonato e totalmente fidente in Dio! E se Dio vuole che il corpo muoia, sia fatta la Sua volontà. È così che può risiedere nel Sé senza ricadere preda delle vasana nella fase di Manolaya (la dissoluzione temporanea dell’ego), cioè prime che le vasana si siano completamente bruciate dando luogo a Manonasa (la dissoluzione definitiva dell’ego).
La gente pensa che uno jnani sia qualcuno che si goda il mondo fenomenico con saggezza e amore. Lo jnani si gode solo Dio, e se contempla il mondo fenomenico con saggezza e amore è perché vi vede soltanto Dio. Visto dalla prospettiva della mente umana, lo jnani vive in una situazione totalmente schizofrenica! Ma lui è felice di essere libero dalla trappola del mondo.
Amato, per l’essere umano l’attaccamento al mondo è la più alta passione perché per l’ego è questione di vita o di morte. Come si può emigrare da una tale passione con la sola disciplina? Il dolore dà lo start iniziale per il trasferimento, ma non è un carburante sufficiente per condurre fino alla mente. Solo una passione più grande può farci emigrare dalla passione per il mondo.
Deve emergere la devozione bruciante a immergersi e immergersi in Dio, allora si è sulla dirittura d’arrivo. Questa devozione si può manifestare in vari toni. Può essere quella di Nisargadatta o quella di Ramakrishna; in ogni caso è ardente Devozione!
Ti allego un estratto dal discorso 32 di Papà Ramana:
D. – Santi quali i grandi Sri Chaitanya e Sri Ramakrishna versarono molte lacrime davanti a Dio e raggiunsero le più alte vette spirituali. È forse questa la via da seguire?
M. – Sì. Vi era in loro una grande forza (Kundalini) che li trascinava attraverso tutte quelle esperienze. Abbiate fede in quell’enorme Potere e nella sua capacità di condurvi alla meta. Le lacrime sono spesso considerate un segno di debolezza, ma questi grandi non erano certo deboli. Quelle manifestazioni erano i segni passeggeri della grande corrente che li trasportava nella sua corsa. Esse vanno comprese alla luce del risultato finale.