Dio è colui che vede, il Percipiente. La tecnica dell’autoindagine insegnata da Sri Ramana è il cosiddetto questioning: “Chi sta avendo questo pensiero? Chi vive questa emozione? A chi sta capitando questo evento?”. Ciò porta l’attenzione al Percipiente, cioè a Dio, invece che al personaggio del sogno di Maya.
La consapevolezza di essere il Percipiente si sviluppa molto bene nell’aprirsi e aprirsi del lasciare andare le impressioni che appaiono. Quando Chi vede, il Percipiente, diventa chiaro sulla confusione delle varie identità mentali che assumiamo nel film della vita, gradualmente si è sempre meno interessati a ciò che appare e sempre più interessati a Chi percepisce ciò che appare. Allora si è pronti a dimorare nel Percipiente.
Nella meditazione formale, dimorate nel Percipiente.
Sri Ramana Maharshi dice: “La mente sattvica vede il Sé e poi si fonde nel Sé”. Riguardo al ’poi’, c’è da dire che per Sri Bhagavan durò solo due ore, ma per la maggioranza degli aspiranti dura un bel po’. Perciò non preoccupatevi del samadhi. Quando siete nel Percipiente siete già fuori dalla mente. Gli stati di samadhi arriveranno, ma il sahaja samadhi è la comprensione radicale di essere il Percipiente, Colui che vede, e quindi di non decadere più da lì.