distacco

Il distacco è la condizione per la realizzazione: permette alla mente di rimanere stabilmente introversa. Se non avete raggiunto un elevato grado di distacco, anche se conoscete il Sé non potrete rimanere stabili nell’unità col Sé perché la mente si attacca ai desideri e si esteriorizza.

Funziona così. Voi soffrite e questo crea una delusione verso la vita del mondo, e un relativo distacco – perciò il primo Maestro per tutti e la sofferenza. Allora cercate la salvezza nella via spirituale. Praticate e cominciate ad avere delle esperienze dirette del Sé. Esperienza diretta non significa conoscere attraverso un processo duale: c’è un soggetto, un processo cognitivo che implica i sensi e la mente e un oggetto conosciuto. Esperienza diretta significa ‘ESSERE QUELLO’. Perciò esperienze diretta del Sé significa ‘essere il Sé’. La gioia e la beatitudine delle esperienze diretta portano il vostro desiderio verso la realizzazione, e questo crea un ulteriore distacco dal mondo fenomenico. Ma a questo punto, se volete rimanere stabili nel Sé, è necessario uno sforzo di disciplina per invertire l’abitudine della mente di correre dietro gli oggetti del sogno duale.

Yogananda meditava negli ossari per ricordarsi qual è la fine della persona.

Pace, silenzio interiore, equanimità sono tutti frutti del distacco. Quando la mente è quieta il Sé appare spontaneamente, come il cielo senza nuvole. Perciò è impossibile definire il confine tra ananda e distacco.

Il distacco comincia come conseguita della sofferenza, si espande quando alla delusione per la vita del mondo si aggiunge la beatitudine provata nelle esperienza dirette del Sé, ma se non volete rimanere nello stadio dei samadhi temporanei dovete coltivarlo con molta cura, come una pianta preziosa.