due orientamenti opposti nella via di jnana

C. — Arrivi ad un punto, che anche le parole non hanno più impressioni e comprendi che il silenzio è l’unico rivelatore… Quanta conoscenza e indottrinamento; tutto per evitare di morire a se stessi!

Soham — Sì. Nella via di Jnana vi sono due orientamenti opposti: quelli che praticano neti-neti e che indicano il Parabrahman privo di esperienza come il Supremo (buddhisti, il lignaggio Siddharameshwar-Nisargadatta-Ranjit, ecc.), e quelli che praticano iti-iti e indicano il Brahman nirguna come la Suprema Conoscenza (Shankara, Ramana Maharshi, le Upanishad, Dzogchen ecc.). Questi ultimi affermano: “Tu sei la Pura Coscienza”; gli altri insegnano: “Anche la Pura Coscienza è mente”. Se il sadhaka non è consapevole di queste differenze e legge un po’ da un orientamento e un po’ dall’altro, sarà afflitto da una dolorosa confusione.

Come mai aspiranti di entrambi gli schieramenti ottengono la liberazione? Perché entrambe le vie conducono oltre la mente.

C’è un bellissimo passo dal discorso 433 di Sri Ramana Maharshi:

“M. – Sat denota l’essere oltre il sat e l’asat (oltre l’essere e il non essere), Chit è la coscienza oltre chit e achit (oltre coscienza e incoscienza), Ananda è la beatitudine oltre la felicità e l’infelicità.

“Cos’è allora sat-chit-ananda? Anche se non è sat né asat, bisogna ammettere che è soltanto sat. Pensate al termine jnana. È lo stato oltre conoscenza e ignoranza; tuttavia jnana non è ignoranza, ma conoscenza. Così vale anche per sat-chit-ananda”.

Nisargadatta era consapevole di questo, difatti tributò il suo rispetto per Ramana Maharshi; ma non tutti i discendenti di questi maestri hanno raggiunto la medesima saggezza, e allora pronunciano le asserzioni separative delle loro rispettive scuole come se fossero degli assoluti.

Non sono degli assoluti! Sono concetti; ‘rappresentazioni’ della Verità dalle quali deriva un metodo e delle tecniche per la pratica spirituale. Punto.

Tu ora hai gradito presentare l’andare oltre la mente sotto un’ottica quasi moralistica; la questione è che se una scuola non è in grado di condurre l’aspirante al di là della mente, non è una scuola realizzativa.

Grazie per lo spunto. Domani posto il discorso 433.

Un caro abbraccio.