Bisogna comprendere la differenza tra Liberazione e sadhana e il loro reciproco rapporto.
La Liberazione è al di fuori della mente e quindi al di fuori della manifestazione; la sadhana invece vi è dentro, occupandosi della purificazione di corpo e mente. Le persone che fanno affermazioni dogmatiche come: “Senza pranayama non è possibile la liberazione”, “Senza yoga kundalini non è possibile…”, “Senza un Guru in carne ed ossa non si può”, “Solo questa è la vera via”, “Senza quel tipo di corpo divino che si può realizzare con il nostro yoga non c’è liberazione” ecc., dicono cose sbagliate perché la Liberazione è ciò che veramente siamo e non ha bisogno di condizioni per essere; in più l’evidenza storica ha ampiamente dimostrato che gli aspiranti si liberano in tutti i modi possibili.
È altresì vero che senza una certa purificazione del corpo-mente, la Liberazione – che c’è sempre – viene offuscata ed è quindi improbabile realizzarla. Per questo tutti i maestri hanno suggerito delle sadhana, ma attenzione a non confondere il mezzo con il fine.
L’autoindagine matura, consistente nell’individuare l’Io e dimorarvi, è già di per sé la liberazione. Sri Ramana diceva: “Quando è con sforzo si chiama sadhana, quando è senza sforzo è la liberazione”. Ma le sadhana per arrivare a tale livello, che non è solo patrimonio dell’Advaita Vedanta, sono molteplici, secondo le caratteristiche degli aspiranti.