Sri Ramana Maharshi, discorso 105
Maharshi: “Conoscendo Quello, l’ignoto diventa conosciuto” (Chandogya Upanishad).
L’attendente di Bhagavan: “nella Chandogya Upanishad vi sono nove modi d’insegnare il mahavakya1 ‘Tat tvam asi’ (Tu sei Quello)?”.
M. – No. Non è così. Il metodo è solo uno. Uddalaka iniziò insegnando ‘Sat eva somya’ (Esiste solo l’Essere), facendo l’esempio del digiuno del giovane Svetaketu.
1. – Sat (l’Essere nell’individuo) è messo in evidenza dal digiuno [qui il digiuno simboleggia l’introversione, il non cibarsi delle impressioni del mondo].
2. – L’Essere (Sat) è identico in ciascuno, come il miele raccolto da diversi fiori.
3. – Non vi è differenza nel Sat degli individui, come esemplificato dallo stato di sonno profondo. Sorge la domanda: “Se così è, perché non siamo consapevoli dell’Essere nel sonno profondo?”.
4. – Perché nel sonno profondo il senso di individualità scompare, come i fiumi che si perdono nell’oceano. Ma scomparso l’ego, Sat resta, rimane solo l’Essere.
5. – Quando un albero viene potato e vegeta di nuovo è un sicuro segno che è in vita. Ma il Sat è presente anche quando era dormiente.
6. – Prendiamo l’esempio del sale e dell’acqua. La presenza del sale nell’acqua è sottile, è invisibile all’occhio. Come la si può conoscere? [Qui il sale simboleggia il Sé di cui non si è consapevoli].
7. – Attraverso la ricerca, come l’uomo che fu bendato e poi abbandonato nella foresta; chiedendo la strada a tutti quelli che incontrava, alla fine l’uomo ritornò a casa sua.
8. – Nell’evoluzione e nell’involuzione, nella manifestazione e nella dissoluzione, esiste soltanto Sat, la luce interiore che alla fine si fonde nel Supremo.
9. – La leggenda dice che l’uomo insincero viene bruciato dalla prova del fuoco. La sua falsità viene smascherata dal fuoco [qui il fuoco simboleggia l’intensità della concentrazione del ricercatore che disvela la falsità dell’uomo insincero, cioè l’ego,]. L’uomo sincero, cioè colui che ha realizzato il Sé, rimane felice e non si fa influenzare dalle false apparenze (cioè dal mondo, da nascita e morte ecc.), mentre l’uomo insincero o ignorante vive nell’infelicità.
1. NOTA
I mahavakya sono quattro grandi detti che sintetizzano la dottrina del Vedanta Advaita. Essi sono:
- Tat tvam asi: ‘Tu sei Quello’ (Chandogya Upanishad VI, 8, 7).
- Aham brahmasmi: ‘Io sono il Brahman’ (Brihadaranyaka Upanishad I, 4, 10).
- Ayam atma brahman: ‘L’Atman (il Sé all’interno dell’individuo) è Brahman’ (Mandukya Upanishad II).
- Prajnanam Brahma: ‘Il Brahman è pura coscienza’ (Aitareya Upanishad V, 4).
I primi tre indicano dell’identità tra l’Atman e il Brahman (il Sé universale); il quarto indica la natura del Brahman come pura coscienza priva di oggetti, modificazioni e dualità.