Non pensare è continuo totale
abbandono e devozione al Guru e al Divino.
Tu non ci sei più, e il Guru fa.
Sri Ramana dice che ‘non pensare’ è
l’essenza del non-attaccamento.
Quando non pensi non ci sono oggetti,
sia fisici che mentali,
quindi non trattieni niente.
Non pensare è lo stato naturale, il sahaja.
Non pensare è samadhi.
Se è continuo si chiama sahaja samadhi,
se è discontinuo (e senza sforzo) si chiama nirvikalpa samadhi.
Se siete stabili nel Sé nello stato di veglia
ma non lo siete nel sogno e nel sonno profondo
quello è nirvikalpa.
Chi è in nirvikalpa,
a meno che non raggiunga mukti durante bardo del dopo-morte,
non potrà evitare la reincarnazione,
perché ci saranno ancora impressioni con cui si identifica,
ancora qualche fenomeno che ritiene reale e differente dal Sé.
Io entrai in hishiryo, il non-pensiero
dopo un po’ che sentivo nella testa
il suono del vento che soffia in un solitario bosco
di abeti in montagna.
È un suono che evoca e ispira tanto Silenzio.
Avendo praticato kriya yoga,
sapevo che quello era il suono di Vishuddha
che tra l’altro è collegato alla parola.
Allora mi appoggiai a quel suono e dopo un po’
si aprì hishiryo, il non-pensiero.
Quando divenni familiare col non-pensiero
non ebbi più bisogno del suono interiore.
Quando sono in hishiryo,
non c’è nessuna avversione o attaccamento,
non percepisco alcuna individualità
chiamata Sergio, né altre individualità.
Non vedo altro che Me stesso,
sia che siano fenomeni (che mi appaiano come senza forma),
sia che sia il Sé.
Nessuna differenza.
Nessun ‘chi’.
Nessun ente individuale
ad agire o essere agito dalla fenomenalità.
Solo il continuo abbandono al Guru.
Effetti collaterali?
È dura dormire al presente…