ho formalizzato una tecnica per integrare l’universo nel Sé, e quindi rimanere stabili

‘Formalizzato’ vuol dire che l’ho messa in tre istruzioni, non è che prima non lo si fa 🤣, né è il solo modo di farlo; è una delle possibilità.

Va bene per chi ha concluso la sadhana ed è pronto per completare quest’ultimo passo.

LE TRE ISTRUZIONI

1. Prendi atto di ciò che c’e in questo momento.
2. Accettalo.
3. Veicola verso questo apparente oggetto un flusso di coscienza ininterrotto per renderlo tutto il Sé.

L’ho provato con Angelo; l’ha capito subito e non ho dovuto riprovarlo una seconda volta.

Chi invece ha ancora una mente con traumi sospesi, quando va a farlo incontrerà delle resistenze: rimarrà qualcosa fuori dall’Unità. Sono i traumi che vorrebbero emergere e liberarsi.

Se è solo qualche trauma, si può provare a liberarlo. Si poggia l’attenzione su quella resistenza (di solito non si sa ancora di cosa si tratti) e si continua a inviare su quella un flusso di coscienza ininterrotto per renderla il Sé. Allora gradualmente la resistenza mostrerà il trauma, o il periodo doloroso che non è stato accettato. A quel punto bisogna solo lasciare che il dolore venga fuori.

Di solito è piuttosto stressante – ma assolutamente necessario. Se il boccone è grosso, non si riuscirà a smaltirlo in una sola volta. Dopo un’ora subentrerà la stanchezza, e la coscienza non sarà più così brillante da far evaporare ciò che emerge. Allora ci si riposa e si riprenderà in seguito la pratica dal punto 1. Prima o poi il contenuto sospeso riemergerà da solo.

Ramana spiegava che quelli che hanno molti contenuti inconsci da smaltire, impiegano più tempo per liberarsi. Ne vale comunque la pena; non ce li si porta dietro nella prossima vita.