Shambhuananda — Ho avuto un sogno lucido questa notte. Ho rivissuto un momento di una decina di anni fa in cui ho visto un uomo morire. Non provavo alcuna carica emozionale nel rivedere quella scena.
Subito dopo è apparsa la memoria di un’esperienza di tre-quattro anni fa. Ero rimasta completamente lucida durante ripetuti svenimenti al pronto soccorso, a causa di un trauma cranico.
Da svenuta avevo la sensazione che il corpo non ci fosse più, che fosse morto, ma sentivo di esserci: come coscienza senza più corpo. Fu un’esperienza molto importante.
Questa notte, ricordando quell’evento, rivivevo nel sogno la stessa esperienza della sparizione del corpo restando come coscienza pura.
Poi ho sentito che stavo morendo e ho attraversato 4-5 volte la soglia della morte, dello spegnersi del corpo e della coscienza che restava.
La prima volta che ho attraversato quella soglia c’era una sorta di timore e dubbio. Le volte successive invece l’attraversare è diventato abbandono sempre più naturale; e quello che restava ero semplicemente io, nello stato naturale, dove c’è solo coscienza. Una coscienza non limitata da niente, non identificata con niente, nemmeno con l’esperienza, che era semplicemente sé stessa, uno stato naturale.
Sergio — Un’esperienza veramente importante. Dice Ramana Maharshi: “I nodi da recidere sono due. Quello dell’identità col corpo, e quello dell’identità con la mente”. Il sogno che mi hai presentato annuncia l’avvenuta recisione del nodo col corpo. L’uomo che muore è l’identità col corpo fisico. Il successivo ricordo in cui il tuo corpo sparisce e tu resti come pura coscienza lo conferma. Avevi già avuto esperienze precedenti, ma ora c’è la piena consapevolezza che non sei il corpo.
Ora va portato a termine la recisione del nodo dell’identità con la mente.
Turiya (essere pura consapevolezza o puro essere), quando matura in un samadhi quasi ininterrotto, trascende sé stesso. L’abbandono è tale che anche la conoscenza appare uno sforzo. L’aspirante vuole liberarsi anche di quel fardello. Prova e riprova alla fine comincia a entrare nel nirvikalpa in cui l’osservatore è ‘fuso’ con l’Essere-Consapevolezza, perciò non c’è testimonianza alcuna.