il problema più importante

• Per chi non pratica e si sente attratto dalla ricerca spirituale il passo è decidersi di praticare.

A volte mi scrivono amici citandomi evangelisti neoadvaitini che predicano che non bisogna far niente. Mi dicono di essere in dubbio riguardo alla necessità di praticare. Io non cerco mai di persuaderli – tutto è perfetto così com’è. Penso tra me e me: “Hai Buddha, Shankara, Vasistha, Ramana, Atmananda, Anandamayi Ma e tutti gli altri grandi che insegnano l’importanza di praticare, ma invece che a loro la tua attenzione va a questa persona di discutibile affidabilità… Che vuol dire? Che non è ancora il tuo momento; quando sarai pronto ti apparirà chiara la scelta”. Non vi pare?

• Per chi pratica, l’importante è avere un’esperienza diretta non-duale del Divino, della sua vera natura.

• Per chi pratica e ha già esperienze della sua vera natura l’importante è PORTARE QUESTA ESPERIENZA NELLA VITA QUOTIDIANA.

Quando l’aspirante comincia a meditare o a partecipare a ritiri in cui la sua coscienza va oltre l’identificazione asfittica con la sua personale e diventa universale, all’inizio si crea una forte dualità: tra come è lui durante la meditazione e i ritiri e come si ritrovano ad essere durante la vita di tutti i giorni. Questa distanza, che all’inizio appare insuperabile, può arrivare a procurare stati di enorme sofferenza.

Appare insuperabile perché la SOTTOSTIMATE e di conseguenza NON SAPETE COME FARE.

Caso tipico: rientrate dall’Intensivo di Illuminazione, per 3 giorni avete continuato a entrare e uscire dal grembo di Dio, la non-dualità, l’Uno senza secondo, e siete sensibilissimo… tornate a casa e litigate col vostro partner: siete distrutti e totalmente sconfortati!

Siete sconfortati perché non avete affrontato il problema di portare le vostre esperienze spirituali nella vita quotidiana. Oppure l’avete affrontato ingenuamente in modo sbagliato, che in genere è supporre che sperimentando livelli elevati di coscienza nella meditazione, questi si trasferiscono automaticamente nella vita. Non è così?

Cosa bisogna fare per portare le vostre esperienze spirituali nella vita?

1. La prima cosa necessaria è una forte e profonda decisione ad impegnarvi in questa trasformazione. Nasce dopo una profonda saturazione a continuare a vivere nella dualità di essere in un modo nella meditazione e in un altro modo nella vita quotidiana. I Maestri insegnano: lo yoga, la sadhana è TUTTA LA VITA, non solo quando mediti. E comprenderete facilmente che non può che essere così.

La dinamica è la seguente: la mediazione formale vi permette di raggiungere stati profondi, e nella vita quotidiana vi impegnate, come vi dirò, a portarli nella vita. Alcuni mi dicono: “Non medito, assumo la posizione dell’osservatore durante tutto il giorno”. Quanto è possibile quando raggiungete un livello avanzato, ma io vedo che quasi tutti quelli che me lo dicono non sono a quel livello, e che si stanno auto-ingannando.

2. La seconda cosa è comprendere che tale trasformazione è un compito molto molto impegnativo, che comporta il cambiamento di tutte le abitudini che si sono consolidate in voi in una vita… in più vita: modi di vedere, di comportarsi, di interpretare… Perciò dovete ESSERE BUONI CON VOI STESSI e DATEVI TEMPO!

Senza un tale approccio consapevole entrerete subito in conflitto con voi stessi, vi odierete per i vostri fallimenti, e il dolore vi farà abbandonare il vostro elevato proposito e con esso tutta la sadhana.

3. Acquisite queste due premesse, ora procedete in questo modo:

Prendete il livello di coscienza più espanso che prevale nella vostra meditazione (non quello di picco – a meno che non vi attragga – e nemmeno ovviamente gli stati negativi che sono impurità) e ricordatevi di duplicarlo nella vita quotidiana. Quando vi accorgete che ve ne siete dimenticati, senza arrabbiarvi con voi stessi riprendete a duplicarlo nella vita.

Ad esempio, nella vostra mediazione sta ora prevalendo ora l’esperienza di sentire che tutto è Dio – qualsiasi oggetto, qualsiasi esperienza – e di vedere esultanti la bellezza, l’amore e la perfezione di Dio in tutte le cose. Quando siete nella vita quotidiana dovete sforzarvi di vedere in questo modo, come meglio potete in quel momento. Quando ve ne dimenticate, ritornate a vedere nel modo che avete raggiunto in meditazione. Quello che ho fatto è naturalmente un esempio. Dovete prendere l’esperienza vostra di coscienza più elevata che sta prevalendo nella vostra meditazione in meditazione, o quella da cui siete più attratti. Non contate gli errori, solamente continuate!

All’inizio può sembrare difficilissimo, ma quando arriveranno i primi successi – delle vecchie indesiderate abitudini si sono finalmente trasformate – avrete la verifica che quello che state facendo è valido e allora si sarà aperta per voi la strada a questa sadhana.

Dio vi vuole bene, non si arrabbia con voi, VUOLE CHE SIATE VITTORIOSI!