il punto in cui è possibile la disidentificazione dall’ego

L’aspirante deve giungere a distinguere bene l’ego, che è l’idea di un io personale (ad esempio l’idea Sergio), dalla pura Coscienza, che è il vero Sé. Dev’essere anche in grado di accorgersi subito quando l’ego emerge, attiva la mente e ne prende la guida secondo i suoi punti di vista.

D’altra parte la pura Coscienza è prima della mente, è priva di giudizi, e per questo è priva di movimenti mentali; questo genera lo stato naturale di non-dualità e di silenzio interiore. Quando si è pura Coscienza, in alcuni momenti possono anche esserci movimenti mentali, ma ne siete distaccati, come quando siete assorti nel vostro studio mentre in strada vi sono dei rumori. In altri momenti i movimenti mentali sono del tutto assenti. Accettate tutto così com’è. Altrimenti riemergerà il giudizio, e con esso l’ego e la mente.

L’ego nasce dall’identificazione con il corpo (il primo nodo), causato dall’ininterrotto flusso di sensazioni che il corpo invia alla percezione (non a caso la meditazione Vipassana si basa sulla scansione delle sensazioni). Continuamente sollecitata dalle sensazioni, la Coscienza finisce per credere di essere il corpo, creando così l’idea di un io personale. Poiché alcune sensazioni sono gradite e altre no, l’ego genera il giudizio: questo è buono, questo è cattivo. Tale giudizio crea sia il mondo che l’identificazione della Coscienza con la mente (il secondo nodo).

La pura Coscienza invece, essendo priva di giudizi, non percepisce il mondo illusorio, né ha il concetto di ‘io’. Essa è e basta, senza bisogno di sapere d’essere. Ma quando il realizzato interagisce nella dualità, sa che su quel piano appare come persona; perciò ego e mente restano come strumenti funzionali, con cui però non si è identificati, per operare a quel livello.

Raggiunta tale chiara discriminazione tra ego e pura Coscienza, l’aspirante dimora in quest’ultima, e quando si trova nel film della vita (nei momenti di assorbimento il film scompare), lascia che esso vada secondo la volontà di Dio. Emerge allora i più profondo abbandono – e con esso amore, devozione, umiltà… – che accetta tutto, ogni cosa in ogni momento.

Dopo un certo tempo di tale profondo dimorare, l’identificazione con l’ego si rompe definitivamente.