— Probabilmente sbaglio qualcosa nella pratica. Cerco di testimoniare tutto, ma mi accorgo che il testimone osserva dei pensieri, dei ricordi o delle immagini e la reazione a questi tre oggetti. La reazione è talmente radicata da avvenire automaticamente, senza che io faccia nulla. Io osservo l’oggetto, ma subito dopo segue una sensazione gradevole o sgradevole. Questa reazione avviene in modo automatico anche quando osservo la pura Consapevolezza. Quando non ci sono contenuti, ma solo pura Consapevolezza, ho notato che la reazione può essere: paura, noia, disorientamento… È necessario osservare l’oggetto e la reazione?
— Qui può essere di grande aiuto il ‘ragionamento superiore’. Io prediligo l’approccio esperienziale perché per me e per i più è più profondo, ma quando continui ad avere esperienze su esperienze e la gestalt (la visione delle cose) rimane invariata, allora invece di continuare a battere la testa contro il chiodo, vale la pena una riflessione.
Tu non sei abituato a usare il ‘ragionamento superiore’, ma ti suggerisco di educati a farlo, almeno nei limiti che ti ho detto. Analizza la reazione: quali sono i concetti, i sentimenti e le credenze che la generano? Quando li hai individuati, destrutturali tramite la riflessione (il ragionamento superiore).
Mettiamo che trovi una credenza che ti dice che gli altri sono pericolosi. Potresti trovarti nella situazione che da un lato la ragione ti dice che è falsa, dall’altro lato il tuo sentire ti dice che è vera. In questo caso, senza alcun dubbio, spingi, forza la comprensione che è derivata dal ragionamento superiore. Tutte le volte che intercetti il credo che gli altri sono pericolosi, negalo e di’ a te stesso che è falso. Insisti con lo sforzo finché la falsa credenza non si è destrutturata. In fin dei conti la sadhana è una rieducazione.