Sri Ramana Maharshi, dal Discorso 476
Il dottor Stanley Jones, un missionario cristiano, giunse in visita al Maharshi. Scriveva libri e teneva conferenze, inoltre dirigeva due ashramam nell’India del nord. Era accompagnato da un altro uomo e due signore. Stava scrivendo un libro ‘On the Indian Road’ (Sulle Strade dell’India) e voleva incontrare i grandi personaggi spirituali indiani per raccogliere materiale per il libro. Voleva sapere come hanno proceduto i saggi indiani e quali esperienze del Divino hanno trovato. Così pose delle domande e questo è solo un breve resoconto dell’intero colloquio.
D.: In che consiste la vostra ricerca? Qual è la meta? Fin dove siete giunto?
M.: La meta è la stessa per tutti. Ma ditemi perché dovreste cercare una meta? Perché non siete contento delle attuali condizioni?
D.: Non c’è quindi nessuna meta?
M.: Non è così. Cosa vi fa andare in cerca di una meta? È una controdomanda alla quale dovete rispondere voi.
D.: Ho le mie idee su questi argomenti. Vorrei sapere cosa ha da dire il Maharshi.
M.: Il Maharshi non ha dubbi da chiarire.
D.: Bene, penso che la meta sia la realizzazione della mente superiore da parte della mente inferiore, affinché sulla terra si possa stabilire il Regno dei Cieli. La mente inferiore è incompleta e dev’essere resa perfetta attraverso la realizzazione della mente superiore.
M.: Allora ammettete una mente inferiore che è incompleta, che deve cercare di realizzare quella superiore per diventare perfetta.
Questa mente inferiore è separata dalla mente superiore? È indipendente dall’altra?
D.: Il Regno dei Cieli è stato portato sulla Terra da Gesù Cristo. Credo che Lui sia il Regno personificato. Vorrei che tutti realizzassero il Regno dei Cieli. Il Cristo ha detto: “Sono affamato della fame degli altri uomini” e così via. Il Regno dei Cieli è mutua partecipazione nel piacere e nel dolore. Se quel Regno è universalizzato tutti si sentiranno uniti agli altri.
M.: Parlate di differenze tra la mente inferiore e quella superiore, di piaceri e dolori. Che ne è di queste differenze quando dormite?
D.: Io voglio essere completamente sveglio.
M.: È questo il vostro stato completamente sveglio? Non lo è. È solo un sogno nel vostro lungo sonno. Tutti sono nel sonno, e sognano il mondo, le cose e le azioni.
D.: Tutto questo è il Vedanta, non mi serve. Le differenze esistenti non sono immaginarie, sono reali. Che cos’è comunque questo stato di sveglia reale? Può dirci il Maharshi cosa ha scoperto?
M.: La vera veglia si trova oltre i tre stati di veglia, sogno e sonno.
D.: Io sono veramente sveglio e so che non sto dormendo.
M.: La vera veglia si trova oltre il piano delle differenze.
D.: Cos’è allora lo stato del mondo?
M.: Il mondo viene a dirvi: “Io esisto”?
D.: No, ma la gente nel mondo mi dice che il mondo ha bisogno di una rigenerazione spirituale, sociale e morale.
M.: Voi vedete il mondo e la gente in esso. Sono vostri pensieri. Può il mondo essere separato da voi?
D.: Ci entro con amore.
M.: Prima di entrare, quindi, state in disparte?
D.: Sono identificato col mondo e tuttavia rimango in disparte. Sono venuto qui per chiedere al Maharshi ed ascoltarlo. Perché mi fa domande?
M.: Il Maharshi ha risposto. La sua risposta è questa: la vera veglia non implica differenze.
D.: Tale realizzazione può essere universalizzata?
M.: Dove sono le differenze? Nella vera veglia non vi sono individui.
D.: Avete raggiunto la meta?
M.: La meta non può essere nulla di separato dal Sé, né può essere qualcosa da guadagnare di nuovo. Se così fosse, tale meta non potrebbe essere costante e permanente. Ciò che appare di nuovo, col tempo scomparirà. La meta dev’essere eterna e interiore. Trovatela dentro di voi.
D.: Voglio conoscere la vostra esperienza.
M.: La domanda non è di alcuna utilità a chi la pone. Che importanza può avere per l’interrogante sapere se io ho realizzato o no la Verità? Il problema deve essere risolto dall’interrogante stesso. La domanda va rivolta a se stessi.
D.: Conosco la risposta alla domanda. Vent’anni fa mi è stato mostrato il Regno dei Cieli. È stato solo per grazia di Dio. Non ho fatto alcuno sforzo per avere quell’esperienza. Ero felice. E ora voglio universalizzarla, renderla la base della morale e socializzarla.
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NOTA DI SOHAM
Quella volta il missionario ha avuto un’esperienza diretta della Verità, ma poiché la sua mente era fortemente intrisa dal concetto riguardo alla necessità di socializzare il Regno dei Cieli agli altri, non è riuscito a vedere la Verità così com’è. Avrebbe bisogno di ulteriore autoindagine, ma il suo credo religioso gli conferma quella sua realizzazione. Eppure Gesù ha detto: “Il Regno dei Cieli è dentro di voi” (Luca 17, 20-21).