— Ma il Saggio stabilito nel sahaja samadhi non sperimenta più gli altri tipi di samadhi: Mauna, Nirvikalpa, Savikalpa ecc.? Forse li conosce perché li ha sperimentati durante la pratica, oppure una volta stabilito nel Sahaja ininterrotto gli altri tipi di samadhi continuano a ripresentarsi?
— Continuano a ripetersi, così come si ripetono gli stati di veglia, sogno e sonno profondo, perché il sahaja, che Sri Ramana definisce samadhi, non è uno stato di samadhi come inteso nello yoga, ma sei Tu: l’imperituro eterno Sé.
Sri Ramana diceva: “Quando ho gli occhi aperti sono in savikalpa, quando ho gli occhi chiusi sono in nirvikalpa”, ma diceva anche: “Voi mi vedete camminare, mangiare, dormire, in assorbimento (samadhi), ma io sono sempre lo stesso, non cambio mai”. Lo Jnani infatti è oltre la trance samadhica che è anch’essa transitoria, non attaccarti a quella! Tu sei lo sfondo da cui tutti questi stati nascono e in cui cambiano e tramontano: questo è il sahaja. Sri Ramana lo chiama ‘samadhi’, ma precisa anche che il samadhi di cui parla non è uno stato di trance.
Per quanto riguarda il mauna (silenzio), che nei testi di Ramana viene translitterato ‘mouna’, la memoria mi ha ingannato. Sri Ramana non lo classifica come un ennesimo samadhi. Egli dice: “La mouna diksha (iniziazione attraverso il silenzio) è la più perfetta: include lo sguardo, il tocco e l’insegnamento” (David Godman, ‘Sii ciò che sei’, Cap. 9 ‘Silenzio e Sat-samgha’.
Ma nel Cap. 1 dello stesso libro, ‘La natura del Sé’, si dice:
Domanda: – Che cos’è mouna (silenzio)?
Maharshi: – Mouna è lo stato che trascende la parola e il pensiero. Ciò che è, è mouna [ti rimando alla tua esperienza: “sentivo un armonico silenzio che si espandeva in tutto ciò che mi circondava”]. Come si può spiegare mouna a parole?
I saggi dicono che è il Sé soltanto lo stato in cui il pensiero-io (l’ego) non sorge nemmeno in minima parte, e questo Sé è silenzio (mouna).
In ‘Upadesha Manjari – Insegnamenti Spirituali’, Bhagavan contempla mouna dal punto di vista della sadhana e della trasmissione spirituale:
4. Domanda: – Lo stato di ‘essere in silenzio’ è uno stato con o senza sforzo?
Maharshi: – Non è uno stato di indolenza privo di sforzo. Tutte le attività mondane ordinariamente definite ‘con sforzo’ sono compiute soltanto con l’aiuto di una parte della mente e con frequenti pause. Ma l’atto di comunione con il Sé o del rimanere intimamente silenzioso è di intensa attività e compiuta con la totalità della mente e senza pausa alcuna. Maya (illusione, ignoranza), che non può essere distrutta da nessun’altra azione, viene completamente distrutta da questa intensa attività chiamata ‘silenzio’ (mouna).
Perciò, carissimo, anche se non è un ennesima classificazione di samadhi, la sostanza non cambia. Hai aperto una porta meravigliosa!