La pratica del testimone ci aiuta a separare il Sé dal non Sé, l’Essenza eterna e immutabile dai fenomeni transitori e impermanenti. Ma quando poi si è in grado di entrare nel Sé a volontà – fase che è prima di manonasa, la dissoluzione definitiva dell’identificazione con la mente, in quanto comporta ancora un certo sforzo della volontà –, anche il relativo diventa Sé.
È come dire: prima mi identifico con le onde e sono sempre travagliato, allora imparo attraverso il testimone a separare l’apparenza ondivaga dall’Acqua immutabile e sempiterna (la Coscienza); quando finalmente sperimento di essere l’oceano, le onde tornano ad essere me, ma in una relazione diversa da prima; prima ero identificato con un’onda, ora sono l’Acqua universale.
In questa seconda fase bisogna accettare ogni momento così com’è, assumendolo come un’espressione dell’Amore divino, anche se alla limitata visione umana può non apparire così – la somma delle spinte dell’Universo dà totale zero. Reagendo a ciò che appare, assumeremo un’identità che lotta contro una parte di se stessa e piomberemo nuovamente nella dualità. Ciò può avvenire esteriormente – la Bhagavad Gita lo insegna –, ma se siamo Uno, interiormente non possiamo più lottare contro niente.
Per evitare questo lo Michael Langford propone la pratica dell’Amare Tutto. In meditazione formale Dimorare nel Sé, fuori dalla meditazione formale Amare Tutto:
Con questa introduzione vi lascio alle parole di Robert Adams.
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Nel profondo del tuo cuore sappi che tutto è bene.
Comprendi che l’Universo è tuo amico e non potrà mai ferirti.
Il sostrato di tutta l’esistenza è Amore.
Quando sviluppi una coscienza amorevole non ci potranno essere problemi.
L’Amore si prende cura di tutto.
L’Amore è uguale alla consapevolezza assoluta, alla pura intelligenza,
al potere di Dio.
Quando hai abbastanza Amore dentro, non ci saranno davvero problemi.
I problemi sorgono solo quando credi di essere separato e privo di Amore.
Robert Adams