Se andiamo avanti con “Questo non esiste affatto” incontreremo prima o poi il Vuoto.
Ma che cos’è questo Vuoto? È la nostra vera natura senza forma e senza concetti. Quando Krishna dice ad Arjuna “Ora devi conoscere il mio aspetto senza forma”, che aspetto credete abbia il Senza-Forma e Senza-Concetti? Vi appare come Vuoto.
L’aspirante che non è pronto, quando vede il Vuoto si spaventa parecchio. Bisogna comprenderlo… Lui è abituato a credersi un corpo con una personalità la cui vita è si fonda dall’incessante tripudio di eventi che si succedono senza soluzione di continuità, e ora… ora scopre un bel buco nero!… È come quando alla fine di ‘2001 Odissea nello Spazio’ la camera inquadra l’astronauta con la sua famigliola, la sua villetta americana con l’impeccabile giardino, e poi il campo si allarga e si vede che astronauta, famiglia, villetta e giardino sono sospesi in un nulla assoluto senza luce… “Un buco nero” è anche la generale risposta dei volontari delle camere del sonno delle università, quando lo sperimentatore, rilevate sull’elettroencefalogramma le onde delta del sonno profondo, li sveglia e chiede “che esperienza stavi avendo?”…
Quando invece l’aspirante maturo vede il Vuoto, capisce subito di essere a casa. Lì non c’è nessun io. Sì certo l’aspirante riconosce di essere Quello, ma non c’è nessun io personale per indagare, e non c’è neppure nessun concetto, perché la mente lì non c’è. C’è solo Silenzio, e Pace, e Libertà suprema perché nessun fenomeno ti può coinvolgere… ma non ci sono parole. Così il paradosso è che tu scopri il supremo segreto, ma non puoi raccontarlo a nessuno
Se tu dici: “Io sono questo Silenzio. Io sono questo Vuoto”, se lo dici per ragioni didattiche, ok; ma se tu lo stai vivendo proprio in quel modo allora ti sei di nuovo identificato con un oggetto, perché hai oggettivato la Soggettività suprema. Ecco perché le scritture insegnano “Se gli dai un nome, non è Quello”. Che nome dai a qualcosa che è prima delle parole, e come fai a dire “Io sono Quello” se lì non c’è nessun io individuale? Così i maestri insegnano “Perdi l’abitudine di definirti in qualche modo e di formare un’immagine mentale di un te stesso quando fai qualcosa”. Saggio insegnamento!!! Lì non c’è conoscenza e non c’è neppure non-conoscenza. Non c’è conoscenza nel senso che tu non conosci come normalmente conosci con la mente. Non c’è non-conoscenza perché se ti chiedono “Conosci il Brahman?” tu dici subito “Eccome se come se Lo conosco”…
Quando poi, dopo averlo visto, ti fondi col Vuoto – chiamalo se vuoi Brahman nirguna, natura di Shiva, Sé, Assoluto, Paramatma, come vuoi…– il Vuoto, o Nulla, diventa il Tutto. Non nel senso che il Nulla e i fenomeni si equivalgono, ma nel senso che il Non-Forma e Non-Parola è la natura immanente di tutto. Allora immediato si sprigiona l’intenso fragrante irresistibile profumo di Ananda, e compassione e amore fluiscono spontanei, senza bisogno di intenzionalità, perché sono naturali, sono lo stato naturale.