In un mondo di anatroccoli talvolta nascono dei cigni. Sono grandi anime che nella vita precedente erano in nirvikalpa, entravano spontaneamente nel Sé senza sforzo, ma dato che il nirvikalpa è discontinuo, occasionalmente si sogna e nel sogno si assumono forme, così il nirvikalpa non affranca dalla reincarnazione.
Questi cigni sono animati da affinità e buona volontà verso gli altri e perciò spesso cercano di compiacere i genitore e gli altri adulti; ma così facendo si sforzano di omologarsi alla mente umana e – per ingenuità – si aggrovigliano in una ragnatela mentale che li fa soffrire molto e che fa apparire la loro mente molto disfunzionale, invece è solo un cigno che sta cercando di fare l’anatroccolo.
Questa esperienza, su scala minore, è simile a quella che si verifica nei ritiri quando un aspirante a avuto l’esperienza diretta ma non è in grado di riconoscerla perché ha dei pregiudizi di cui non è consapevole che non gli permettono di accettarla – magari immaginava che si dovesse aprire il cielo, squilli di trombe, cherubini ecc., o chissà che… Questo aspirante si viene a trovare in un grande disagio/sofferenza. Non riesce più a fare la tecnica perché ha già avuto l’esperienza diretta, e non riesce a riconoscerla a causa di pregiudizi di cui non è consapevole. Se si abbandona, il maestro può aiutarlo a uscire dall’impasse.
Nella vita questi cigni devono capire che non possono fare gli anatroccoli, malgrado tutta la loro buona volontà. Mentre gli esseri umani compiono tantissime azioni, loro possono compiere solo un’azione, che in verità non è un’azione perché è lo stato naturale. Essi possono stare nel Sé, e consegnare al Sé tutte le altre forme di Dio. Diventano automaticamente dei purificatori del mondo, che è la proiezione della mente cosmica.
O Cigni, rassegnatevi. Forzare non vi conduce da nessuna parte: solo sofferenza e nessun bene. Perciò smettete di cercare di anatroccolare goffamente e fate i Cigni