— Caro Sergio, ti riporto cosa è successo dopo che mi hai detto di meditare inviando amore al Divino, anche contro il mio pregiudizio che riteneva fosse meglio lavorare sulla consapevolezza consapevole della consapevolezza.
La prima seduta mi è costata fatica: dolori vari, contratture diaframmatiche, ma soprattutto la visione intuitiva di un omuncolo gelido in me, che mi diceva che stavo recitando, che intanto la mia presunta fede era semplicemente una farsa e il mio inviare amore un’immaginazione puerile… e via di questo passo. Ovviamente però ho continuato imperterrito per il tempo voluto di un’ora e un quarto.
Già dalla seconda seduta, le contrazioni si sono rilasciate di molto, il respiro era più fluido e un flusso costante ha portato spontaneamente l’attenzione verso l’alto. Nel contempo intuivo che vi doveva essere maggiore abbandono, sempre più abbandono, sia fisico, che psichico, che mi portava infine alla tendenza a lasciar essere una Volontà ben più grande della mia.
— Non è abbandono fisico e psichico, è apertura del cuore. Ti consiglio a dimenticare il corpo; lascialo alle sue contrazioni o rilassamenti e pensa solo ad amare Dio. Questa apertura del cuore c’è già, perché è la tua vera natura, è solo ricoperta da impurità. La tua spinta ad amare Dio rimuoverà le impurità lasciando quel che già è: che sei Amore Divino.
Ottima la visione di lasciar essere una Volontà ben più grande. È la prima cosa che si voleva ottenete con questa pratica.
— Questo processo mi ha rasserenato e in genere le sedute, anche se apparentemente lunghe, passano lievi, spontanee, almeno rispetto ad altre pratiche in cui io credevo di essere l’unico artefice della concentrazione…
La spontaneità di questa pratica, insieme allo “sgonfiarsi” di prospettive in cui io sono l’unico responsabile, si è comunicata alla vita quotidiana, donandomi maggiore serenità ed ottimismo insieme alla prospettiva che, inviando amore, si è davvero riamati.
— Vedi bene! Questa pratica fa apparire come nessun’altra che non sei l’agente, l’artefice. Per te era particolarmente importante perché hai molto l’approccio: “Mi rimbocco le maniche e faccio”, con tutti gli strascichi del caso come sentirti in colpa di non riuscire a fare come vorresti, e quindi un decadimento dell’autostima ecc. L’autostima si sistema per sempre non quando uno diventa Rambo, ma quando capisce che è Dio, il quale è pura non-azione Ho potuto però suggerirtela perché hai una natura devozionale, ricoperta dal’idea che devi essere efficiente e incidente come Rambo…
— La capacità concentrativa inoltre non è diminuita, ma si va tingendo di una dolcezza e di una fiducia mai provate prima.
Cosa posso dirti maestro se non grazie, grazie e grazie!
— Congratulazioni ❤