Tutto lo sforzo che dovete fare per la liberazione è STARE NEL TESTIMONE.
Cos’è il TESTIMONE? In inglese i maestri lo chiamano ‘The Seer’, colui che vede. In un Satsangha un partecipante chiese a Poonja (Papaji) “Cosa vedi quando una persona viene da te?”, lui sorrise e rispose “The seer”.
Come si sta nel testimone? Non osservando coinvolti la vostra persona e quello che vive, ma con la forte affermazione interiore “IO SONO IL TESTIMONE!”. Quando la perdete riabilitatela immediatamente, dite a voi stessi: “IO SONO IL TESTIMONE! Io non sono questa persona e quello che sta sperimentando!!!”.
All’inizio è difficile perché dovete rompere un’abitudine, ma poi vi piacerà, sentirete un senso di pienezze e di libertà intoccabile nel sentire di essere IL TESTIMONE. Sperimenterete questa vostra facoltà naturale a vari livelli di difficoltà, fino a che vi stabilizzerete nel Testimone. Fatto questo, tutto il resto viene da sé, non avete bisogno di insegnamenti. La fase delle sforzo si conclude e voi sentirete naturale il bisogno di riposare nella Pura Coscienza o Puro Essere, invece che dimorare nei viaggi della mente. Passerete una fase in cui uscite dal Testimone a causa delle interferenze della mente che ancora vi catturano e poi rientrate, senza sforzo. E poi diventate stabili.
Vi dico la stessa cosa in vari modi, così che possiate trovare quello che sentite più vicino a voi.
Una nota importante – Poiché nelle vie di Jnana vi è il rischio che l’aspirante pratichi ‘senza cuore’ – e ovviamente non arriverebbe a niente – quando pensate abbiate a cuore il benessere degli altri più di quello della vostra persona, anche relativamente alla vostra pratica spirituale. Questo aiuta a stemperare l’ossessiva attenzione all’ego. Non si tratta di fare azioni particolari, è anzitutto una disposizione interiore che dovete coltivare; poi azioni altruistiche si possono produrre o meno, secondo la circostanza.