la cosa più difficile non è liberare l’aspirante dalla sofferenza, ma liberarlo dalla felicità

Fabrizio Torre — Non fare l’errore di credere che non ci sarà più sofferenza. L’unica cosa che può andar via è “chi soffre”…
La cosa più difficile non è liberare l’aspirante dalla sofferenza, ma liberarlo dalla felicità (felicità derivante da stati mentali, non dalla gioia dell’essere).

N. — Caro Fabrizio, quindi la sofferenza ci sarà sempre, solo sarà diverso il percipiente?
Ti chiedo questo perché in questi giorni provo sofferenza. Qualche volta la faccio mia e qualche volta, col corpo e la mente sfiniti da questa sofferenza (anche se in modo altalenante), la vedo in una perfetta quiete. Poi improvvisamente senza capire come, in un battito di ciglia. divento nuovamente sofferenza. Grazie fratello.

Fabrizio — Se qualcuno pizzica il mio corpo, le terminazioni nervose trasmettono il segnale di dolore, allo stesso modo i corpi mentale ed emozionale manifestano i loro stati… Non c’è più un percipiente ma solo pura percezione, e se in un dato momento alla coscienza appare un moto di sofferenza, ci sarà sofferenza, ma questa non ha la capacità di turbarti, c’è accettazione totale! Considera un film proiettato alla TV. Sullo schermo scorrono personaggi ed emozioni… Ma quando comprendi che non sei un personaggio del film, il dolore ti può attraversare, ma non ti tocca più [non trova più un’identità collegata al dolore].