Ramana Maharshi – dal discorso 482
[…]
D.: La meditazione sarebbe facile se vi fosse un simbolo (pratikam), ma nella ricerca del Sé non vi è alcun simbolo.
M.: Voi ammettete l’esistenza del Sé, potete allora indicare un simbolo e dire che è il Sé? Forse pensate che il corpo sia il Sé. Ma considerate il sonno profondo: voi esistete nel sonno profondo, quale simbolo c’è lì? Capite dunque che il Sé può essere realizzato senza simboli.
[…]
Dopo alcuni minuti il Maharshi continuò:
Ognuno è il Sé infinito, ma tutti scambiano erroneamente il corpo per il Sé. Per conoscere qualcosa è necessaria l’illuminazione. Tale agente illuminante può essere solo sotto forma di Luce, che tuttavia illumina sia la luce che l’oscurità del mondo fisico. Perciò, quest’altra Luce sta al di là di luce e oscurità apparenti. In realtà non è né l’una né l’altra, ma viene indicata come Luce perché illumina entrambe. È anche Infinita ed è Coscienza. La Coscienza è il Sé di cui tutti sono consapevoli. Nessuno è lontano dal Sé. Quindi tutti sono realizzati. Eppure quale mistero che nessuno sia consapevole di questo fatto fondamentale e desideri realizzare il Sé.
Questa ignoranza è dovuta al confondere il corpo col Sé. La realizzazione quindi consiste nello sbarazzarsi della falsa idea di non essere realizzati. La realizzazione non è qualcosa di nuovo. Perché possa essere permanente, dev’esserci già, altrimenti non varrebbe la pena cercarla.
Dopo che le false idee “io sono il corpo” e “io non sono realizzato” sono state rimosse, rimane soltanto la Suprema Coscienza, il Sé.
[…]
COMMENTO DI SERGIO:
Anche se siamo già realizzati, l’illusione prodotta dalla mente è tale che è necessario passare un lungo tempo a contemplare la Pura Coscienza. E quando attraverso tale pratica si è diventati capaci di essere Pura Coscienza a volontà, bisogna passare un lungo tempo per essere stabilmente Pura Coscienza.