Abbiamo un potere che non conosce condizioni esterne, dipende solo da noi: abbiamo il potere di aprire il rubinetto dell’amore!
Quando questo rubinetto è chiuso, l’essere ripiega su se stesso, e allora comincia a pensare a tutto ciò che crede gli manchi, ai desideri che vorrebbe realizzare, all’amore, la salute e il benessere che vorrebbe ricevere ecc. Così facendo si impoverisce, perde di energia, va in anossia spirituale ed entra in depressione.
Se siete in depressione, anche solo un poco, sappiate che avete subito il mezzo per riprendere ossigeno: aprite il rubinetto dell’amore!
Per amore qui intendo ‘amare gli altri’, in tutti i modi possibili, dal sedersi, chiudere gli occhi ed inviare amore a tutti gli esseri senzienti, al lavorare per loro, occuparsi del loro benessere, della loro felicità.
Questa vita mortale (quella del corpo) vale la pena di essere vissuta se è stata spesa per creare benessere per gli altri, per la loro felicità.
Alcuni si sono abituati a tenere quel rubinetto chiuso e non sanno nemmeno di farlo. Allora devono ricordarsi di aprirlo tutte le volte che si sentono giù, per invertire l’infausta tendenza. Amare è la nostra natura basilare, siamo un’unità! Se non lasciamo uscire l’amore soffochiamo su tutti i piani: nel corpo, nel benessere, nelle relazioni, nell’intelligenza, nell’energia e nello spirito. È inutile andare dall’omeopata, dal naturopata ecc. per star meglio se tenete quel rubinetto chiuso.
Un Maestro taoista ha detto: tutta la felicità di questo mondo deriva dal desiderare la felicità per gli altri; tutta l’infelicità di questo mondo deriva dal desiderare la felicità per se stessi.
Sri Jnaneshwar ha indicato la figura dello jnani-bhakta, sostenendo che prima di jnana bisognerebbe praticare bhakti. Il suo commento alla Bhagavad Gita, lo Jnaneshwari, è una scrittura meravigliosa. In realtà non è solo un commento, perché inserisce paragrafi e capitoli in cui presenta la sua propria esperienza, come il capitolo 6 in cui spiega come kundalini forma il corpo divino. Sarebbe bello se qualcuno o alcuni volessero tradurre questo testo in italiano per la felicità degli aspiranti che non conoscono l’inglese.
Ieri mi ha scritto uno di loro, dicendo di aver studiato con un insegnante che era stato vari anni con Nisargadatta e che gli diceva che ogni pratica è dannosa e che doveva soltanto stare sull’Io Sono; purtroppo lui non vi riusciva. La sadhana va cucita sull’aspirante. Vi sono molti modi per praticare l’autoindagine, siamo diversi… La conoscenza scritturale apre i nostro orizzonti e ci mostra il modo più adatto a noi per praticare. Personalmente, dopo aver sperimentato solo jnana, e aver anche visto tutte le discrasie che ne derivano, io adesso sono per lo jnana-bhakti di Sri Jnaneshwar.