Nisargadatta lavorava a livello sottile con le persone che erano presenti al suo Darshan. Spesso diceva “Non importa se non hai capito. Capirai quando sarà il momento”. Egli non si curava delle parole, che usava unicamente come scalpelli per destrutturare i concetti dell’aspirante. Poteva fare un discorso a qualcuno e due minuti dopo dire l’esatto contrario, e il giorno dopo dare un’altra versione ancora. Quello è il modo in cui lavorava, non si è mai curato troppo di chiarire le sue parole per i posteri. I suoi discorsi però sono stati trascritti dai devoti e non di rado – per i motivi che ho detto, non perché Nisargadatta non fosse realizzato – sono fuorvianti.
Un esempio:
Aspirante: Quali esercizi devo praticare per giungere alla ‘Consapevolezza’?
Nisargadatta: Non c’è nessun bisogno di praticare. La Consapevolezza è sempre con Te. Basta rivolgere alla Tua ‘Interiorità’ la stessa Attenzione che hai per l’ ‘Esterno’.
‘Basta’?… Rivolgere all’interiorità – al principio-io, al puro Essere, o pura Consapevolezza – la stessa attenzione che le persone comuni danno all’esterno è un’impresa ‘COLOSSALE’ per i più. Che cos’è la pratica spirituale? Semplicemente continuare a fare ciò che è naturale, ma che a noi non sembra più esserlo, finché non diventa naturale. Però il messaggio ‘erroneo’ che passa è: non c’è bisogno che facciate niente…
Un’altra cosa che ha gettato non poco scompiglio nell’insegnamento dell’Advaita Vedanta è la raccolta dei suoi discorsi curata da Jean Dunn dal titolo ‘Prima della Coscienza’, in cui Nisargadatta dice che se lo Jnani non si disidentifica dalla coscienza non potrà mai ottenere la realizzazione… Ma come, la coscienza non era la nostra vera natura? L’unica cosa che veramente esiste, prima e oltre gli oggetti? Ma allora la realizzazione è un buco nero in cui sono totalmente incosciente? E perché tutte le scritture dicono esattamente il contrario? Ecco comparire Tony Parson col suo ‘Non C’è Niente’. Avevo un allievo, allora, che aveva letto ‘Prima della Coscienza’ e continuava a scrivermi “Sergio, non voglio più essere cosciente”…
Greg Goode ne parla nel suo libro ‘After Awareness – The End of the Path’:
“Nella Via Diretta la consapevolezza è la natura non-duale di tutte le cose. In altri insegnamenti non duali, la consapevolezza ha uno stato meno finale.
“Ad esempio, diversi anni fa, una piccola onda di maestri non-duali iniziò a insegnare da da un’orientamento concettuale che aveva come base l’Oltre la Consapevolezza. Questi insegnanti – i cui insegnamenti erano sospettosamente simili e le cui nuove campagne colpirono Internet per due settimane – predicavano una verità profonda e radicale che prometteva di portare gli aspiranti più lontano di quanto qualsiasi insegnamento sulla consapevolezza avesse mai fatto. Entro una settimana, ricevuti diverse e-mail e persino una telefonata frenetica: ‘Greg! Cos’è questo insegnamento? Cosa intendono per ‘oltre la consapevolezza’? Non può esserci qualcosa oltre la consapevolezza secondo gli insegnamenti della via diretta. È così? È così?!’
“Mi chiese di esaminare questo insegnamento. Scoprii che ciascuno degli insegnanti in questione stava usando idee e citazioni dal libro di Nisargadatta ‘Prima della Coscienza’. Il problema invero si rivelò essere solo semantico. Questo perché la ‘coscienza’ per Nisargadatta è molto diversa dalla ‘coscienza’ o ‘consapevolezza’ di cui parla Sri Atmananda e la via diretta. Un equivalente è:
Prima della coscienza (Nisargadatta) = Pura coscienza (Atmananda).”
Per ‘coscienza’, Nisargadatta sembra intendere gli stati di veglia e sogno, purtroppo non lo chiarisce esaurientemente.