LA MORTE LA MORTE… Meditazione Guidata

Mi è venuta in mente una meditazione guidata che si potrebbe fare al Ritiro, la sera, al posto del cerchio.

Avete mai visto l’esperimento di congelare un pesce e poi lo rimettono in acqua e lui riprende vita? È un fenomeno che succede anche in natura. A noi non interessa che riprenda vita, a noi interessa il processo del congelamento e del rimanere senza corpi.

Più o meno la guida dovrebbe essere così:

• Immagina che il tuo cervello si stia congelando, con esso si congelano tutte le funzioni cerebrali: i pensieri, l’immaginazione, la capacità di sentire e di percepire.

• Gradualmente insieme al cervello si congela tutto il resto corpo. Con esso muoiono tutte le relazioni del corpo: persone, oggetti, il mondo stesso sparisce.

• I tuoi corpi: fisico, emozionale e mentale sono morti, non puoi più percepire il mondo.

A questo punto non c’è altro da dire. Si lasciano i partecipanti in silenzio e si ripete a intervalli regolari l’ultima frase:

• I tuoi corpi: fisico, emozionale e mentale sono morti, non puoi più percepire il mondo.

Dopo un po’ si può aggiungere:

• Com’è? Cosa succede? Tutti i tuoi corpi sono morti e con essi anche il mondo… Com’è?
Una prima cosa auto evidente che si può dire è che dato che non c’è mondo non vi sono nemmeno desideri? È così? …
Bene, abbiamo già visto che non ci sono desideri. E poi com’è?

Non direi di più.

Non si può fare di più perché l’aspirante deve avere un’intuizione, che deriva da una disidentificazione… Se si identifica col corpo vedrà solo il film mentale del corpo che si è congelato. Quasi sempre succederà questo. Ma io confido che a furia di farlo, qualcosa avvenga, si apra una breccia, e qualcuno sperimenti com’è quando si è morti senza corpi.

Non è un lavoro che dà un risultato diretto, ma io penso che a furia di somministrargli l’idea che i mezzi (i kosha, gli involucri) sono morti… infine dia un buon risultato. Il partecipante si chiederà: perché continuano a farmi immaginare che i miei corpi sono morti, ha qualcosa a che fare con la realizzazione?… Qualcosa si mette in moto.

Loro dovrebbero scoprire che sono il non-aderente stesso. lo stato naturale nasce dal puro non attaccamento.

Rajiv diceva agli aspiranti avanzati che almeno una volta al giorno dovevano prendere rifugio nel Shiva Dead State (lo stato di morte di Shiva). Sante parole!!!

Perciò questa pratica dovrebbero farla tutti i giorni, se vogliono fare seriamente. Oltretutto, così facendo, loro non saranno impreparati al momento della morte, alla quale quasi tutti arrivano provenendo da una completa rimozione.

NOTA:

Questa meditazione sulla morte, forse prepara al trapasso in modo più semplice e diretto che il Bar-do Thodol, Il Libro Tibetano dei Morti, perché affronta immediatamente la prima impressione del dopo morte: quel niente assoluto a cui il morente si trova improvvisamente di fronte.

In genere non è in gradi di confrontarlo e cade in un sogno mentale, in una prima fase positivo (le luci gloriose) e poi negativo, le impressioni della mente gli si riversano addosso. Infine per sfuggire a quella pressione il defunto è preso dall’impulso sessuale, vede coppie che fanno l’amore ed entra nell’utero.

Tutto Il Libro Tibetano dei Morti è una guida per risalire da quella china e tentare la realizzazione finché è possibile. Quando non è più possibile allora si tenta di fargli scegliere una reincarnazione più vantaggiosa possibile spiritualmente.

Io credo che questa pratica, the Shiva Dead State, Lo Stato di Morte di Shiva, debba diventare una pratica quotidiana della nostra famiglia spirituale.