Con la pratica spirituale si arriva vedere che tutto è nulla o vacuità, come insegnano il Buddha e lo Yoga Vasistha.
Questo nulla o vacuità significa ‘oltre la mente’ e quindi oltre il film della fenomenalità.
Ma vi è un’altra cosa importante da notare: la POSITIVITÀ FONDAMENTALE che permea tutta l’esistenza e che noi chiamiamo Dio, il Supremo. Questa POSITIVITÀ è ciò a cui ci rivolgiamo quando preghiamo, è ciò che muove la compassione e l’amore, è ciò che genera la FEDE INCROLLABILE del sadhaka maturo. Buddha, il maestro della vacuità, la conosceva bene, altrimenti non avrebbe parlato di compassione ed egli stesso sarebbe stato algido, indifferente e distaccato.
Per quanto possano accadere cose orribili nel sogno della vita, tutto in tale sogno porta alla rivelazione del Divino. Con tempi non sempre umani, vero, ma quando il sadhaka giunge a vedere la POSITIVITÀ divina che permea tutto, diventa spiritualmente forte e non si fa più arrestare dai dubbi e dalla negatività. Chi ha letto l’«Autobiografia di uno Yogi» di Paramahansa Yogananda, ricorderà come il giovane Mukunda si avventurava con successo in imprese talora assai ardue, sicuro che Dio l’avrebbe aiutato, e la sua sicurezza era tale che quell’Aiuto non gli mancava mai.