la presenza consapevole

— Ieri ho meditato circa tre ore. A volte riesco, attraverso l’osservazione senza giudizio, a stare un po’ nella Presenza, ma è un’impresa ardua. Ci sono delle paure di fondo e delle cose che non accetto che non mi lasciano in pace.

— Certamente attraversi un periodo di grande stress. Però prova così:

Stai nella sensazione del momento senza giudicare né negare niente.
Se lo fai, non ci sono pensieri, ma solo l’osservazione di fondo.
I pensieri, cioè la mente, non sono la percezione stessa. I pensieri sono ciò che reagisce e si agita alla percezione.
Quando tu stai nel sentire del momento senza fare niente, le onde di quel sentire si calmano da sole, e quel sentire, qualunque cosa sia, diventa pacato.
Allora emerge la Presenza consapevole.
E tu finalmente capisci che sei prima del pensiero, prima della mente.
La Presenza consapevole, che è il Sé, c’è sempre, solo viene nascosta dal polverone dei pensieri.
Perciò quando non vi sono pensieri c’è il Sé.
Perché i pensieri cessino, stai nel sentire del momento senza giudicare né negare niente.

Una volta che la Presenza consapevole è emersa, porta l’attenzione sulla Presenza consapevole.
È sufficiente che concentri la tua attenzione lì.
Non cercare di avere sfondamenti, vengono da soli.
Allenati a tenere la concentrazione sulla Presenza consapevole e tutto andrà bene. Come dice Sri Ramana: la concentrazione stessa diventa lo stato naturale.

Tuttavia, perseverando con la concentrazione sulla Presenza consapevole, questa a un certo punto si dilata e smette di essere localizzata: diventa Tutto!
Allora cessa la dualità.
Non solo: il mondo sparisce!
E c’è solo il Sé.
Sparisce così radicalmente che hai bisogno di farci l’abitudine.
Tutto l’inarrestabile tran tran della vita diventa molto molto meno di un pallido sogno.
Quindi il peso del rumore e dell’agitazione della vita, cessa di esistere, e tu sei nella Pace immota.

I neoadvaitini che predicano l’inutilità di qualsiasi sforzo spirituale dato che siamo già il Sé, non hanno capito la differenza tra pensare una cosa e averne l’esperienza diretta.
Un conto è pensare di bere, altro è bere realmente