Messaggio vocale — In questi giorni stanno succedendo, e non succedendo, delle cose. C’è un approfondimento… chiamiamolo così. Faccio fatica a trovare le parole. Comunque… C’è uno stato di beatitudine costante già da due o tre giorni. E ci sono movimenti energetici non eclatanti, ma c’è tanta tanta energia, da tenermi sveglia anche fino alle 3 di notte. Che poi non è un essere sveglia, è un essere nel Sé. E non c’è niente che disturba questa beatitudine: una beatitudine calma. Nessuno stimolo esterno la può intaccare: né cose negative né cose positive. È essa stessa il Sé.
Quando mi hai mandato quel video sulle tensioni di guerra tra Usa e Russia, ero nella beatitudine, e ascoltare quello che si stava dicendo non ha assolutamente intaccato la beatitudine.
Stanotte ho fatto un sogno. C’era un abete in una prateria, c’era solo questo abete, e a un certo punto due dita lo prendono dalla cima e lo sollevano. Lo staccano da terra e io osservo che l’albero non ha assolutamente radici. E in quel momento l’albero si è dissolto, e si è dissolto tutto.
S. — Ma, quando non si reagisce più al mondo, che siano notizie positive o negative, quando vedi un video cosi allarmante e ciò non tocca il tuo stare nel Sé, questo è un segno di liberazione.
Il sogno è bellissimo. Ci dice che l’individuo, il jiva, questo abete isolato nella prateria, è stato sollevato dalla terra, cioè dal mondo, dalla vita all’interno di Maya. Il fatto che non ha radici significa che i nodi gordiani dell’identità col corpo e con la mente sono stati recisi. Poi l’albero scompare: quando il jiva si fonde nel Paramatma, si dissolve, e con lui tutto il resto del sogno si dissolve. Il sogno sta annunciando l’avvenuta liberazione.
Vorrei sapere quanto stai in nirvikalpa nel tuo stare nel Sé. Non necessariamente come stato di trance, ma come… Non so che dire del nirvikalpa… Quello che ho scritto… Ecco: quanto nirvikalpa senti che c’è? Vorrei sentirlo da te.
— Riguardo al nirvikalpa non ho capito cosa devo dirti. Io ho la sensazione di essere costantemente nel nirvikalpa, anche nello stato di veglia. Jagrat sushupti [il sonno consapevole] è sempre più definito, più profondo, più libero. La scorsa notte, ad esempio, è successo che dopo le 3 ero a letto, sveglia, totalmente nel Sé. Poi mi sono addormentata. Ma in realtà non ero addormentata, ero in nirvikalpa. Me ne sono accorta perché a un certo punto ho iniziato a vedere dei personaggi di sogno che si stavano creando da quel nulla che ero. Ma non hanno avuto la meglio, nel senso che non si è creato un sogno e si sono dissolti. Volendo ricorrere all’immagine delle onde e il mare, era come un movimento continuo di queste onde che erano i personaggi che si sollevavano dall’oceano e che ridiscendevano nell’oceano. Un movimento continuo di questi sogni che volevano salire in superficie ma si dissolvevano perché io ero totalmente presente nel nirvikalpa; e l’ho capito quando mi sono svegliata. Ero un profondo ‘nulla’ cosciente. Non c’era niente, amato, niente; assolutamente, Nulla! [a parte la Pura Coscienza, il Sé – nota di S.].
S. — La descrizione di questo nirvikalpa dove i personaggi non ce la fanno a emergere, e che come le onde salgono ma non formano un sogno, ricadono di nuovo nell’oceano, nel nulla, nella coscienza pura… e che dopo il sonno ti sei accorta che era nirvikalpa: è bellissimo! Adesso se mi viene lo trascrivo. Mi dà sempre un brivido di riluttanza a postare queste cose sacre su Facebook, ma se può servire a qualcuno… In fondo tu mi hai conosciuto su Facebook.
Mi hai detto esattamente quello che volevo sapere. Anche di più. Di più come intensità, non come quantità. Comunque io vedo un segno di liberazione in questa tua comunicazione. Tu hai avuto due appuntamenti con manonasa (la dissoluzione definitiva dell’ego), almeno da quando ti conosco. Una volta, dopo una decina di giorni di grande fermento, hai affrontato il varco di manonasa il 25 aprile dell’anno scorso, e ti sei stabilizzata nel Sé. Ma la soglia era stata pienamente varcata? La questione è che se uno ha il dubbio se l’abbia varcata o meno, è perché non l’ha ancora varcata. Se invece l’ha varcata, ne è sicuro! Dunque abbiamo atteso a brindare, e molto progresso spirituale c’è stato e cose meravigliose sono successe, a una velocità impressionante.
Poi, un po’ di giorni fa, mi hai detto che avevi una malinconia; un nonnulla, ma che comunque inquinava la purezza del Sé. Allora t’ho telefonato e ti ho messo sotto terzo grado. Permettimi… sgusciavi come un’anguilla, non ti ho mai vista così evasiva: “Non è niente. È una cosa che sta là. Non so cos’è” ecc. ecc. Ma sei stata onesta fino in fondo. Quando ti ho chiesto se non desideravi andare avanti in quell’indagine, mi hai dato il permesso di continuare. Così abbiamo scoperto che quella malinconia era venuta fuori quando hai sentito che non avevi più niente da fare. “Allora è una resistenza dell’ego” hai commentato. “Solo da un lato.” ho detto, “Dall’altro c’è la liberazione del Sé. Ora che la barriera è stata vista, non devi far niente; solo osservarla, e andrà via da sola. Qui è in palio l’attraversamento di manonasa, il recidere la corda del secchio caduto nel pozzo, la liberazione definitiva. Forse questo è l’ultimo velo”. Ti ho lasciata tranquilla e non ci siamo sentiti per tre giorni. Ma tu quella barriera devi averla dissolta all’istante, e poi hai stabilizzato quello che ora chiami un approfondimento. Ma questo approfondimento sa di liberazione.
Se ti chiedessi: “Sei nel sahaja? È ininterrotto?”, cosa risponderesti?
— Il sahaja è ininterrotto. Anche l’attenzione al Sé è bruciata. Non più differenze.
S. — “Anche l’attenzione al Sé è bruciata”. Questo è un’ulteriore conferma della realizzazione del sahaja. Lo stato naturale, se naturale, è totalmente senza sforzo: nemmeno lo sforzo di mantenere l’attenzione sul Sé. Sono in estasi.