Per poter dimorare nel Sé, che è essere il Sé, che è il sahaja samadhi, lo stato naturale, è necessario che la pressione psicologica degli eventi della vita diminuisca. Se gli eventi della vita ci coinvolgono troppo, il Sé, la Pura Coscienza che è il sostrato del film della vita, verrà offuscato. Riportandoci di continuo al Sé, il percipiente ultimo, attraverso il questioning: “Chi pensa, sente, immagina, percepisce ciò che sto sperimentando?”, a un certo punto avviene un distacco maggiore e ci interesserà più lo schermo che i vari film che vi si proiettano.
Di seguito il Discorso 162 di Sri Ramana Maharshi, che sottolinea l’importanza di rimanere consapevoli del veggente:
«Una signora di mezz’età disse: “Ho studiato lo Jnaneshwari, il Bhagavatam e il Vichara Sagara. Pratico la concentrazione fra le sopracciglia. Nel corso della meditazione provo brividi di paura e non faccio progressi”. Aveva bisogno di una guida.
«Il Maharshi le disse: “Non dimenticate mai il veggente. Lo sguardo è fisso fra le sopracciglia, ma si perde di vista il veggente. Se ricorderete sempre il veggente tutto andrà bene”».