la spiritualità è vastissima

La spiritualità è vastissima, molto più di quanto si immagini. La stragrande maggioranza di quelli che bazzicano nella spiritualità non capisce nemmeno cos’è la realizzazione e non sa riconoscere se un maestro è veramente realizzato. Per non parlare dell’oltre la realizzazione… cioè delle facoltà che può avere o non avere un realizzato considerando il livello supremo del Purnavatar.

Ciò spiega perché maestri che pure sono realizzati possono dire cose leggermente diverse. Non tutto raggiungono lo stesso livello di onniscienza. Alcuni conoscono soltanto l’esperienza che hanno avuto loro stessi quand’erano sadhaka, altri hanno un livello maggiore onniscienza…

Gli attributi dell’Avatar sono chiamati kala. Esistono varie classificazioni di kala, fino a 64, su cui non mi soffermerò perché non essenziali all’oggetto di questo articolo che è mostrare l’ampiezza e la gloria del percorso spirituale, ad evitare una visione della Spiritualità da Bar dello Sport…

Il Purnavatar ha 16 kala, mentre l’Hamsa-Avatar ne ha di meno – si dice che Rama ne avesse 13 e Buddha 10. Il Signore Krishna ne aveva 16 che elenco di seguito (ma potreste incantare elenchi degli attributi di Krishna leggermente diversi):

1. Daya – Compassione
2. Dharjya – Pazienza
3. Kshama – Perdono
4. Nyaya – Giustizia
5. Nirapeksha – Imparzialità
6. Niraskata – Distacco
7. Tapasya – Potere meditativo e Poteri spirituali
8. Aparchitta – Invincibilità (sul piano spirituale, il corpo potrebbe anche essere sconfitto)
9. Danasheel – Munificenza, dispensatore di tutte le ricchezze del mondo e della natura
10. Saundarjyamaya – Bellezza incarnata
11. Kunthini – Oltre il dolore, eterno
12. Sanhaladini – Fonte di felicità
13. Neetibadi – Incarnazione dell’onestà
14. Satyabadi – La Verità stessa
15. Swarupavasthitha – Stabilito in Dio
16. Paripurna – Perfetto

La stragrande maggioranza degli aspiranti che ottiene dei risultati spirituali significativi, in genere ha purificato solo un piano, diciamo quello che va dal diaframma alla sommità del capo; ha esperienze spirituali di rilievo e può acquisire anche qualche siddhi, come la capacità mantenere e di trasferire il silenzio. Allora fa il maestro e crede di essere arrivato… Non c’è niente di male nell’essere un maestro-sadhaka, ma bisogna essere seri riguardo all’essere arrivati.

Dopo che si è purificato il piano più facile, si acquista la capacità di andare giù a purificare il piano immediatamente inferiore. Avvenuta la purificazione si va ancora più su, e quindi si può scendere ancora più giù… Ecco che la sadhana appare un andar su e giù… Altrimenti, un aspirante che ha purificato solo il piano più facile può anche passare una giornata da quasi-Buddha, ma non la mantiene, perché prima o poi le impurità che non ha ancora purificato e di cui non si rende ancor conto lo tireranno giù.

Se l’spirante non conosce queste oscillazioni della sadhana, quando va giù passa quello che molti indicano “la notte nera dell’anima”, perché non sa cosa gli è capitato, gli sembrerà di avere perso tutto quello che aveva acquisito d’improvviso. Ma se lo sa, allora si abbandona a questo processo e andrà avanti con umiltà e glorioso.