— Ho scoperto che cercando la non-dualità finivo per demonizzare la dualità… e questo non fa crescere.
— Tocchi un nodo cruciale! La vita (il mondo relativo) dev’essere integrata, deve diventare anch’essa Sé, Dio, altrimenti il sadhaka avanzato si troverà a vivere un vero è proprio ‘calvario’. Egli ha accesso a stati rarefatti, conosce il Sé, ma dopo ogni assorbimento in Dio, inevitabilmente il mondo gli riappare. Allora, se ha qualche contrarietà verso il mondo, decadrà dal Sé, e questo gli procurerà molto dolore e insicurezza. Tenterà quindi di riassorbirsi nel Sé ancora più profondamente; ma di nuovo gli riapparirà il mondo. E così su e giù…
Vi sono alcune tipologie di sadhaka che sono stati imprintati dai genitori nel sentimento che il mondo è cattivo.
Un esempio. I genitori e i parenti (nonni ecc.) si vivono deboli al’interno di un mondo pericoloso. Quando nasce il bambino lo coccolano, gli danno amore, lo lasciano esprimere, lo comprendono, ma allo stesso tempo gli trasmettono empaticamente e verbalmente che lui è debole e che il mondo è cattivo e pericoloso. Il bambino vive in un paradiso terrestre fino all’età scolare. Quando va alla scuola materna o alle elementari per lui è uno shock così ciclopico che si ritira dalla vita. Spesso diventa tossicodipendente.
Un altro esempio. Un allievo aveva avuto un padre veramente molto violento e repressivo. Aveva eccellenti esperienze spirituali, un grande intelletto che gli faceva comprendere tutto subito, una grande sensibilità sottile, e persino qualche potere; ma la frattura nella relazione con l’altro e col mondo non gli permise di farcela, almeno fin quando lo frequentai.