— Ecco il sogno che avvenne circa 10 anni fa.
Lascio la veglia e si presenta il sogno, ma rimango sempre nella consapevolezza. Noto che ho un corpo simile a quello che osservo di solito. Sono in una città vecchia; credo che appartenga a una dimensione un po’ meno evoluta. Ci sono altri uomini lungo la strada. Noto portano un peso nel loro cuore, il disagio e la paura appare nei loro occhi. Riesco persino a percepire che in quel luogo è in corso una dittatura, manovrata attraverso deviazioni dalla Verità come paura, cattiveria, perversione, caos, puro caos.
Poi il sogno è cambiato. sento un boato dal cielo che spaventa e preoccupa tutti, tanto da farli inginocchiare a terra coprendosi il volto per la paura. Io non percepisco paura; anzi, quel boato è un suono che mi fa intuire meglio la mia Presenza. Allora parlo a tutti dicendo: non dovete avere paura! Successivamente mi sollevo da terra stando a gambe incrociate, e così avanzo lungo la strada. Più avanzo e più scariche elettriche comparivano e facevano rumore. Automaticamente le dita della mano destra assumono la forma di abhaya mudra e da essa fuoriesce sempre elettricità. In quell’istante, il corpo fisico che era addormentato, credo cominci a tremare.
Intanto nel sogno avanzo volando circondato da scariche elettriche con la mano destra in abhaya mudra. A un certo punto il braccio sinistro si solleva con la mano in karana mudra – pollice e medio che formano un cerchio e indice e mignolo sollevati come un’antenna. L’antenna di karana mudra richiama a sé un fulmine potentissimo, che emette un boato che tuttora ricordo.
Esplode tutto, anche il mio corpo. Ma in quel boato, ancor più forte riecheggia una parola che sovrastò tutto ponendo fine al sogno e travolgendomi anche nella veglia. La parola è: ISVARA!!
Torno così bruscamente alla veglia, mezzo stordito, con quella parola che rimbombava nelle orecchie, il corpo carico di energia. Quella carica è andata avanti per un mese. Mi sforzavo appositamente di fare lavori faticosi, ma più ne facevo e più mi caricavo.
Questo il sogno. È rimasto vividamente impresso nella memoria. Da allora è cambiato tutto. Ci sono state profonde comprensioni, intuizioni, sperimentazioni ecc.
— Non è un sogno ordinario di conflitti mentali. È il riemergere di esperienze profonde (narrate in una veste onirica) di tue vite precedenti.
Più probabilmente si tratta un’esperienza in una vita sul piano sottile; forse durante un Bardo (l’intervallo tra le vite). Il Libro Tibetano dei Morti insegna che durante il Bardo, che può durare fino a 49 giorni, il jiva (l’anima individuata) può sperimentare fino a 7 vite sul piano sottile. Ovviamente il tempo di ciascuna vita può sembrare lunghissimo a chi la sperimenta, anche se nella dimensione umana si svolge tutto in soli 49 giorni o anche meno. Le storie dello Yoga Vasistha illustrano molti di questi paradossi tra le varie dimensioni della mente.
In effetti il sogno ha tutte le caratteristiche di una vita sul piano sottile: le scariche elettriche, i boati, il volare a gambe incrociate.
In ogni caso, questa realtà sopita fino a circa 10 anni fa, ha ridestato in te il potere e la consapevolezza spirituale che avevi già maturato in quella vita passata. Tali risvegli generano un’energia poderosa, e ovviamente danno luogo a tanti cambiamenti, soprattutto psichici, del mondo interiore, ma anche nel mondo esteriore.
Però vi devono essere stati dei prodromi. Cosa è successo il giorno prima del sogno, in particolare, e più in generale nei giorni o nel mese precedenti?
— Ricordo che prima del sogno, nei giorni precedenti, se non addirittura il mese prima, stavo indagando e rimuovendo il ‘falso’ immergendomi sempre più nella Realtà. Adesso che te lo sto scrivendo ricordo che in quei momenti l’unico mio scopo era integrare la Verità della manifestazione, divenendo io stesso, permanentemente, quella Verità. C’era solo questo nella mente. Nessun altro desiderio o qualsiasi altro pensiero che potesse disturbare quella continua rimozione di veli illusori.
Tutto ciò accadeva non in un contesto confortevole, come una stanza o un luogo familiare, ma fuori, nell’isolamento nella natura. Non era presente nessun interesse sul dov’ero e perché, non era importante. C’era altro che spingeva, altro che da una vita spingeva e mi stava direzionando.
Ricordo ancora il comparire di suoni e voci, ma non all’esterno del mio corpo e dei sensi, bensì dall’interno.
Credo che il sogno sia stato un tassello. Successivamente infatti, oltre all’enorme carica che il corpo percepiva, sono avvenute comprensioni, intuizioni e lunghi tempi in ciò che viene chiamato Samadhi.
Quando integrai meglio il tutto, decisi di ritornare nel luogo dove abitavo da sempre. Fu al mio ritorno che dopo una serie di incontri e concatenazioni di insoliti eventi, sentii per la prima volta le parole ‘Advaita Vedanta’. Mi immersi nella sua essenza! Intellettualmente mi si chiarirono/confermarono molte cose. Quando poi lessi per la prima volta uno scritto di un tale Adi Shankaracharya, piansi veramente tanto di gioia. Come piansi di gioia per quella meravigliosa manifestazione che viene chiamata Ramana Maharshi. Allora tutto quello che era stato si Riconobbe, ed è sempre qui, sempre lo stesso. Anche Adesso.
Questo è accaduto e molto altro, ma perdonami, scriverei un papiro.