le parole coscienza e consapevolezza come usate da Nisargadatta Maharaj

Questo è un passo di Nisargadatta chiarisce il significato peculiare che egli dà alle parole coscienza e consapevolezza. È bellissimo.

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Guarda te stesso attentamente e vedrai che qualunque sia il contenuto della coscienza, il testimone di quello non dipende dal contenuto. La consapevolezza è se stessa e non cambia con l’evento. L’evento può essere piacevole o spiacevole, di poco conto o importante, la consapevolezza è la stessa.

Prendi nota della peculiare natura della pura consapevolezza, della sua naturale auto-identità, senza la minima traccia di autocoscienza, e vai alla sua radice, e realizzerai che la consapevolezza è la tua vera natura e che nulla di cui potresti essere consapevole puoi chiamare tuo.

Quando il contenuto viene visualizzato senza il gradire o non gradire, la coscienza di quel contenuto è consapevolezza. Ma vi è ancora una differenza tra la consapevolezza riflessa nella coscienza e la pura consapevolezza oltre la coscienza. La consapevolezza riflessa, il senso “io sono consapevole” è il testimone, mentre la pura consapevolezza è l’essenza della realtà [nirvikalpa – nota di Sergio]. Il riflesso del sole in una goccia d’acqua è senza dubbio un riflesso del sole, ma non è del sole stesso. Tra la consapevolezza riflessa nella coscienza come testimone e la pura consapevolezza c’è un salto che la mente non può attraversare [infatti nel nirvikalpa non c’è mente – nota di Sergio].