È come se fossi in una sala cinematografica e spingi per mandare aventi la pellicola del film (la vita nel mondo), ma è il proiettore (il Potere Superiore, Shakti) che la manda avanti. Tu lo sai, ma è così forte il condizionamento, che ti senti un io-agente, tranne forse in alcuni momenti particolari.
A un certo punto – a merito dei tuoi ripetuti sforzi – arriva la grazia e cade il senso di essere quello che fa succedere le cose. Allora rimani nella Presenza (o qualsiasi nome tu voglia dare al Sé) e ti liberi dal peso della memoria relativa. È come se non sapessi niente. Ed è bellissimo. Guardi le cose del film come se fossero nuove, perché non hai idee e concetti riguardo a loro. Sei solo cosciente della Presenza, dato che hai ormai acquisito che non c’è niente del mondo fenomenico che ti possa interessare. È una liberazione! Ti togli di dosso un peso ENORME.
Tuttavia il tuo corpo-mente ha in memoria molte conoscenze e abilità relative. Possiamo paragonare la tua forma a uno strumento musicale che ha le sue specificità – un sassofono ha un suono diverso da un pianoforte, o da uno strumento a corde e via dicendo. A un certo punto Shakti, il musicista, suona la tua forma, che è il ‘suo’ strumento, e attraverso essa si esprime o compie il suo disegno.
E qual è la tua esperienza in questo? Se ti sei stabilito bene nella Presenza, vi sono due tipi di esperienze, che possono essere contemporanee, oppure una può assumere maggior risalto rispetto all’altra.
– L’esperienza del DISTACCO. Quando la tua forma agisce, tu non senti di aver agito, senti che l’agente è il Potere Superiore. Quindi sperimenti di essere solo lo spettatore di quel che compie la tua forma.
– L’esperienza della SPONTANEITÀ. Dato che non porti il peso di tenere aperti i file della conoscenza relativa, se uno ti chiede qualcosa non sai mai cosa dirai. È la leggerezza di non essere l’agente, ed è sublime.