Quando, da piccolo, vedevo le immagini del Sacro Cuore di Gesù, pensavo che quel cuore al centro del petto indicasse l’Amore che Gesù ci insegna a dare, al posto di altri sentimenti avversivi, e che quella corona di spine che lo cingeva indicasse la sofferenza che Gesù aveva dovuto sopportare perché, in generale, gli esseri umani non avevano accolto e ricambiato quell’amore. Non sospettavo che quell’immagine indicasse la via per la realizzazione del Divino.
Il Cuore spirituale non è localizzato nel tempo e nello spazio, tuttavia lo si può percepire al centro del petto, all’altezza del chakra del cuore, o alla destra di questo.
Nell’Upadesa Saram (L’essenza dell’insegnamento spirituale), Ramana Maharshi spiega: «Fondere la mente nel Cuore comprende per certo il compimento meritorio del proprio dovere (karma), la devozione (bhakti), lo yoga (unità) e la saggezza suprema (jnana). Questa in breve è tutta la Verità”.
Sulla base dell’insegnamento di Ramana e del vero significato del Cuore spirituale, vi propongo due esercizi.
Esercizio 1 – Anche se non conoscete ancora il Sé, lasciando libera l’immaginazione e il vostro sentire, prendete la vostra mente e immergetela nel Cuore, individuandolo quale centro dell’amore, della compassione, della comprensione, del senso di unità con tutto. Datevi il tempo di osservare cosa provate come conseguenza di tale vostra azione. Come vi sentite? Emergono comprensioni, intuizioni? All’inizio semplicemente immergete la mente nel Cuore, poi quando avrete acquisito maggiore confidenza nel farlo, immergete la mente nel Cuore con l’obbiettivo di fonderla in esso.
Esercizio 2 – Considerando che questo Cuore spirituale è Dio, immergendovi in Lui sentite di essere un piccolo feto nel grembo di Dio. Rilassatevi e abbandonatevi al vostro Genitore celeste. Avete preoccupazione di dover compiere azioni? Di avere difetti? Di aver peccato? Non è la madre a prendersi cura dell’embrione che vive dentro di lei? Ella dà senza chiedere niente. Del figlio che reca in grembo non ha considerazione di difetti o peccati, ha per la sua creatura solo Amore inesauribile e incondizionato. Allo stesso modo Dio ha per voi solo Amore inesauribile e incondizionato; è la mente, nata dall’ego che si immagina separato, a creare ogni sorta di problema e sofferenza.
Se siete riusciti a fare il primo esercizio almeno un po’, vi siete avvicinati di molto a come vive un realizzato privo di ego. Direte: “Ma io devo andare a lavorare, fare questo e quello”. Ma come lo fate? Col senso di essere un io separato che ha l’onere e la responsabilità di compiere tutte quelle cose? Quanta tensione comporta un tale approccio. Lasciate che delle azioni se ne occupi Dio! Voi affidategli il vostro corpo-mente, e lasciate che lo usi secondo il suo giudizio. Siate una matitina nelle mani di Dio che non si attribuisce né meriti né demeriti per quanto Dio ha scritto con la vostra forma.
Se siete riusciti a fare il secondo esercizio almeno un po’, vi siete avvicinati molto all’abbandono a Dio privo di ego, che è ciò che sperimenta l’illuminato che è nel sahaja samadhi, lo stato naturale. Non pensate a ciò che ancora potrebbe mancarvi per raggiungere la liberazione completa, non è una buona idea. Pensate invece a ciò che di valido è già presente in voi e lasciate che si espanda e si consolidi, senza lasciarvi distrarre dalle critiche che vi rivolge la mente cercando di scoraggiarvi. Allora sentirete che quel Cuore siete Voi stessi, e che Dio, il creato e voi siete tutt’Uno, l’Uno Indivisibile.
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