All’inizio dell’autoindagine è difficile rimanere focalizzati sul Sé, ci si distrae perché troppe sono le vasana (spinte mentali). Anche quando i sadhaka hanno esperienze dirette, rimangono estasiati per essere stati il Sé per qualche secondo o addirittura meno – è ciò li lascia in uno stato ispirato per un paio d’ore –, ma poi tornano nella loro identità personale di prima. Ritornano nell’identità di prima perché in quella fase si sentono una persona che cerca di conoscere il Sé direttamente; così hanno quella fugace esperienza, e poi tornano a ciò che credono di essere: una persona. È una fase, fa parte del gioco. Restano più facilmente focalizzati sul Sé quei sadhaka che hanno già praticato nelle vite precedenti, e naturalmente si realizzano prima.
L’avvicinarsi alla realizzazione si ha quando il sadhaka sente che il Sé è la propria vera identità. Allora la focalizzazione sul Sé diventa forte, fino a diventare ininterrotta nel cosiddetto stato stabile.
Riguardo all’importanza di non lasciarsi distrarre dal Sé, vi riporto parte del secondo capitolo della Tripura Rahasya, una scrittura classica che Bhagavan Sri Ramana Maharshi considerava uno dei migliori testi di Advaita.
Potete scaricare l’intero testo al seguente link:
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DAL CAPITOLO 2 DELLA TRIPURA RAHASYA
53. La distrazione è morte certa, ma molti sono nelle sue grinfie. Il successo attende a una corretta riflessione fino a che alla fine non sia completamente compiuto senza ombra di dubbio.
54. La distrazione è la sempre presente debolezza dei Daitya e dei Yatudhana (gli Asura e Rakshasa); la riflessione è la caratteristica dei Deva (Dèi), e perciò sono sempre felici.
55. Grazie alla loro discriminazione dipendono da Vishnu e inevitabilmente conquistano i loro nemici. L’indagine è il seme capace di germinare e crescere nel gigantesco albero della felicità.
56. L’uomo riflessivo splende sempre sopra gli altri. Brahma è grande per la riflessione; Vishnu è adorato per essa.
57-58. Il Grande Signore Shiva è onnisciente per lo stesso motivo. Rama, sebbene il più intelligente degli uomini, cadde nella distrazione prima di voler catturare il Cervo d’oro. Più tardi, con la dovuta riflessione, attraversò l’oceano, poi attraversò Lanka, l’isola dei Rakshasa, e la conquistò.
Nota: – Il riferimento è al Ramayana. Ravana, l’acerrimo nemico di Rama, indusse uno dei suoi luogotenenti ad assumere la forma di un cervo dorato per invogliare Rama ad allontanarsi dal suo eremo, in modo che Ravana potesse rapire Sita, che sarebbe rimesta così priva di protezione. L’inganno riuscì, e più tardi ne seguì la grande battaglia in cui furono uccisi Ravana ed altri, e Sita venne liberata.
59. Devi aver sentito di come anche Brahma, diventanto in un’occasione infatuato, agì avventatamente come un pazzo e di ne pagò la pena perdendo una delle sue cinque teste.
Nota: – Brahma aveva originariamente cinque teste. Lui e Vishnu una volta si stavano contendendo la superiorità. Proprio allora un’enorme colonna di luce apparve davanti a loro e si chiesero che cosa fosse. Convennero che chi avesse trovato per primo la fine della colonna, avrebbe ottenuto la palma. Vishnu diventò un cinghiale e corse verso il fondo; Brahma diventò un cigno e volò verso l’alto. Vishnu tornò deluso. Brahma nel punto di disperazione si imbatté in un fiore di pandano. Fermò la sua discesa e chiese al fiore da dove era venuto. Tutto quello che il fiore sapeva era che stava cadendo dallo spazio e nulla più. Brahma lo persuase a testimoniare il falso e rivendicò la superiorità sul suo rivale. Shiva allora si infuriò, tagliò la testa di Brahma che stava mentendo e dichiarò di essere egli stesso la colonna di luce.
[…] 62. Allo stesso modo altri Deva, Asura, Rakshasa, uomini e animali sono diventati miserabili a causa della distrazione.
63. D’altra parte, grandi e valorosi sono gli eroi, Oh Bhargava, la cui riflessione è sempre amica; eterno omaggio a loro.
64. Le persone comuni diventando stupidamente coinvolte nei confronti del loro senso di azione, sono ogni volta perplesse. Se invece essi pensano e agiscono, saranno liberi da ogni miseria.
65. Il mondo è stato nelle spire dell’ignoranza da tempo immemorabile. Come può esserci discernimento fintanto che dura l’ignoranza?
[…] 69. L’indagine è il Sole che scaccia il buio denso dell’indolenza. […]
70. Quando la Suprema Devi è ben soddisfatta dal culto del devoto, si trasforma in Vichara (l’autoindagine] nel devoto e brilla come lucente Sole nel suo cuore.