Ramana Maharshi, discorso 215
Mentre leggeva la traduzione del Tiruvachakam fatta da G. U. Pope, il Maharshi s’imbatté nel verso che descrive l’intenso sentimento di Bhakti che fa fremere tutto l’essere, sciogliendo la carne e le ossa, e osservò: “Manickavasagar è uno di coloro il cui corpo si è alla fine dissolto in una luce accecante, senza lasciare dietro un cadavere”.
D. – Come può accadere?
M. – Il corpo fisico non è che la materializzazione di una sostanza più sottile: la mente. Quando la mente si discioglie risplendendo in luce, il corpo fisico viene consumato da tale processo [ricorda il corpo luce dei tibetani – nota di Sergio]. Nandanar è stato un altro santo il cui corpo scomparve in una luce accecante.
Il maggiore Chadwick intervenne dicendo che il profeta Eliseo era scomparso nello stesso modo. Egli chiese se la scomparsa del corpo di Cristo dalla tomba fosse stato qualcosa di simile.
M. – No. Il corpo di Cristo è rimasto per tre giorni deposto in un sepolcro allo stato di cadavere, mentre gli altri non hanno lasciato dietro alcun cadavere.
Il corpo sottile [mentale] è composto di luce e suono e il corpo fisico non è che la sua forma solidificata.
D. – Questo suono e questa luce possono essere percepiti dai sensi?
M. – No, sono sovrasensibili. Li si può spiegare così:
In definitiva [Isvara e il Jiva] sono la stessa cosa. Il corpo sottile del Creatore è il suono mistico Pranava [la sacra sillaba Om] sono luce e suono. L’universo si dissolve prima in suono e luce e poi nella trascendenza (Param) [Param vuol dire ‘supremo’].