Dice Sri Ramana Maharshi nel discorso 500: “Lo stato di vacuità è stato il pomo della discordia di tutte le filosofie”.
Perché è così?
Perché le parole ‘vuoto’ e ‘nulla’, usate quando si è vicini alla coscienza del Brahman, hanno un significato diverso dall’uso che se ne fa nel linguaggio comune.
Nel linguaggio comune esse indicano mancanza, nella coscienza di Brahman indicano Purezza, vale a dire l’assenza di contenuti, di sovrapposizioni, di modificazioni mentali, di mente.
Io potrei dire: “C’è solo Prajnana, la Suprema Conoscenza”. Ma potrei aggiungere: “È una conoscenza di nulla!”. Nel senso che non è conoscenza di qualcosa. E anche stare a precisare: conoscenza della conoscenza, consapevolezza della consapevolezza… è troppo! Troppi concetti, vanno bene per la didattica, ma non vi viene se siete nella purezza del Brahman. Ma quel ‘nulla’ che dite non è mancanza, è Purna, cioè Pienezza!
Ora che succede?… Per caratteristiche delle loro forme vi sanno maestri che enfatizzano il vuoto-nulla; altri che enfatizza la conoscenza; altri l’essere-esistenza; e altri ancora la coscienza. Chi non conosce la purezza del Brahman, ma ciò nondimeno esprime pareri sulle parole dei maestri, pensa si tratti di realizzazioni diverse, e ciò genera insensate dispute tra le diverse scuole – Buddha contro Ramana ecc. – che invece esprimono la stessa realizzazione con parole diverse.
Nella storia di Huìnéng vi ho mostrato come dalla medesima Verità possano scaturire realizzazioni diverse. Ciò è dovuto al grado di purezza della mente. Più la mente è pura, più la Verità viene vista appieno; più è impura, più la visione della Verità risulterà parziale e distorta. In questo post, invece, vi ho mostrato come la medesima realizzazione possa essere descritta con parole diverse, dovuto soltanto a diversa cultura e temperamento di chi descrive. Che di entrambi gli esempi possa beneficiarne la vostra saggezza.