l’unico vero valore della vita

— Come stai? Sento forte i prodromi del Ritiro.

— In generale bene… Però sento più stanchezza ed una leggera e profonda insoddisfazione verso ciò che appare e definiamo come vita… Alcune mattine mi sveglio circa 40 minuti prima della sveglia con la voglia di ritirare l’attenzione dai sensi e mantenerla nel Sé…

— È bellissimo quello che dici!!, ed in completa concordanza con quello che sento io. Provo a scriverlo…

Dopo lo scioglimento del mio gruppo, io mi sono sforzato a migliorare le relazioni. Dopo più di un anno la conclusione che ne ho tratto è che è impossibile avere delle relazioni perfette.

Le relazioni fanno parte di maya. Volere che vadano bene è come dire che si vuole che la vita vada bene. Certo nelle fasi di studente e di famigliare si tenta di migliorare la vita; ma alla fine la vita umana termina inevitabilmente come un fallimento: tante difficoltà e alla fine la morte. Sgobbi per far studiare i figli, per accumulare dei risparmi, per avere dei nipoti. Tutta questa progenie soffrirà comunque e alla fine morranno tutti.

Dunque L’UNICO VERO VALORE DELLA VITA sta nel fatto che durante la vita umana il jiva può realizzare di essere il Divino e conseguire la Liberazione.

Se questo è l’unico valore, vediamo di che si tratta. Siamo sicuri che si tratti di far andar bene le relazioni umane?

A un certo punto ero entrato in una depressione, mi mancava qualcosa. Continuavo a chiedere: Dio mio, cosa devo fare?

Poi mi è venuto in mente Shivabalayogi. Lui praticava 12 ore al giorno. Le persone lo credevano un fantasma e una volta hanno persino tentato di bruciargli una gamba col cherosene. Eppure lui rimaneva nel samadhi, e tutti contro di lui. Una volta dovette rifugiarsi nel cimitero di un villaggio perché lì la gente aveva paura di andare di notte. Lui non ebbe un buon rapporto con la gente, come ha fatto ad andare avanti? Ha tentato di migliorare la relazione con gli esser umani?

La cosa mi ha fatto riflettere, poi si è accesa la lampadina… Che cos’è Dio? È lo stato di sonno profondo cosciente. Dunque Shiva assoluto, nessuna impressione!!! Allora ho ritrovato la pace in me stesso.

La questione dell’essere buoni con gli altri ha tre ragioni:

  • Che se non sei buono con gli altri la tua mente è così piena di tensioni che è impossibile liberarsene. 
  • Che l’immanenza (io sono tutto) fa scattare la compassione; ma questa non segue un programma, nasce l’impulso non logico e quest’impulso produce un azione. Può darsi che porti a un programma, come nel caso di Amma. Ma comunque l’impulso parte dal cuore, non dalla testa.
  • La terza ragione e che vi sono dei temperamenti bhakta. Per loro va bene la Via dell’amare tutto. A tal proposito vale la pena ricorda che, a chi chiedeva quale fosse la via più diretta, Sri Ramana insegnava: “bisognerebbe praticare l’autoindagine; se questo non è possibile, allora bisognerebbe praticare la Bhakti; se anche questo non è possibile, bisognerebbe praticare lo yoga; se anche questo non è possibile, bisognerebbe praticare il karma yoga, l’azione disinteressata volta al servizi del Divino e delle sue forme.

Dato che non faccio male a nessuno, queste considerazioni hanno rafforzato il mio orientamento alla totale introversione, senza preoccuparmi degli altri. Poi la gioia del Divino conduce a sorridere agli altri e alla compassione, ma questo non fa parte di un programma, è spontaneo. E dato che emerge dall’introversione e che l’introversione è la fonte, fondamentalmente uno rimane sempre introverso.

La compassione si rivolge al Divino identificato – e quindi prigioniero – nella forma; mentre il samadhi puro, come nelle tue prime esperienze dirette, può essere solo col Divino immanifesto.

È necessario ricordare che Krishna ha condotto guerre, Shiva ha condotto guerre, Re Janaka ha condotto guerre? Loro hanno potuto restare nell’Assoluto solo perché non davano troppa importanze a cosa succedeva con gli umani… E in effetti è proprio ciò che Krishna spiega ad Arjuna quando è sgomento di dover combattere e uccidere.

Insomma, sono passato da Arjuna che vuole avere buone relazioni a Krishna… :-D  Così è aumentato il silenzio e non mi preoccupo più se ci sono delle incomprensioni con gli esseri umani, sono inevitabili…

— Sono sulla stessa lunghezza d’onda, sta diventando sempre più evidente che non può esserci un “mondo giusto” ma esiste solo il Sé, a questo punto emerge una totale libertà nei confronti di ciò che appare. Ad esempio… negli ultimi quattro giorni (dopo 4 anni di alimentazione vegano) è emersa una voglia di formaggio. Assecondandola ho visto come sia inutile dare attenzione alla forma. Comprendendo un po’ di più il fumare di Nisargadatta.

— Perfetta sintonia!!