Sri Atmananda – Atma Nirvritti, sezione 6
Questa sezione è molto importante e va compensa bene. La Realizzazione è un’esperienza o una comprensione? La Realizzazione è una comprensione profondissimamente radicata che diventa indipendente dallo stato di coscienza in cui si è. Non è un’esperienza che diventa stabile, come molti credono. Una tale comprensione, però, è così potente da determinare lo ‘spostamento stabile della propria identità’ dalla persona alla pura Coscienza. Una volta che l’identità del saggio è stabilmente pura Coscienza, che egli sia in nirvikalpa samadhi o no, ossia che la coscienza si manifesti o no (ricordate che Sri Atmananda con la parola ‘esperienza’ intende la ‘pura Coscienza’), egli mantiene sempre l’identità di pura Coscienza. Ecco perché Sri Ramana diceva: “Voi mi vedete in samadhi, camminare, parlare, mangiar, dormire… ma io sono sempre lo stesso”.
Nel versetto 6 si dice: “[…] l’esperienza [cioè la Coscienza] in quanto tale non può essere conosciuta o esperita”. Anche questo passo va compreso bene. Il samadhi, l’esperienza diretta, è un importantissimo strumento sulla via verso la realizzazione. Ma quando l’aspirante dice: “Ho sperimentato il nirvikalpa samadhi; ho sperimentato il Sé”, non vi è in questo una dualità implicita? Se tu sei il Sé, il ‘Soggetto’, come puoi sperimentarti come oggetto? Ecco che Sri Atmananda dice: “La verità è oltre il samadhi”. Ciò però non deve demotivare l’aspirante dallo sperimentare il samadhi! Ogni cosa a suo tempo. Il samadhi è fondamentale a determinare quella profondissima comprensione di cui sopra. Il samadhi però, come tutti gli stati va e viene. Se l’aspirane vi resta legato e poggia la propria identità su quello, creerà un ostacolo al proprio progresso spirituale.
Dovete comprendere che lungo il percorso spirituale abbandonerete progressivamente tutti gli strumenti che vi hanno aiutato a farvi avanzare verso la Realizzazione: l’autoindagine, il testimone, l’esperienza diretta o samadhi, il ragionamento superiore. Ciò non significa dobbiate svalutarli nel periodo in cui vi sono preziosi.
6. L’uomo ignorante e il Saggio
1. La posizione di un uomo ignorante e coinvolto nel mondo è che lui è un corpo grossolano o sottile. Non gli è necessario pensare o praticare il japa (mantrare un nome sacro o una sillaba sacra) per mantenere la sua prospettiva.
2. Quando percepisce il corpo, diventa il suo possessore e quando non lo percepisce, esiste come corpo.
3. Qualunque cosa accada al corpo, a causa della sua forte identificazione, egli afferma che sta accadendo a lui.
4. Per quanto riguarda il Saggio, la sua posizione è che lui è pura Coscienza. Per mantenere questa posizione non ha bisogno di pensare o fare il japa.
5. Un Saggio sa bene che la Coscienza è auto-luminosa e che è la Coscienza ad illuminare il mondo intero.
6. Sa anche che la sua vera natura è Coscienza e che l’esperienza in quanto tale non può essere conosciuta o esperita.
7. Quindi non desidera conoscerla o esperirla né fa alcun tentativo in tal senso.
8. Nella sua profondissima convinzione, il Saggio sa di essere la Coscienza e di aver raggiunto ciò che dev’essere raggiunto.
9. Poiché la Coscienza non subisce mai alcuna modificazione, il Saggio sa anche di essere immutabile.
10. Grazie alla sua convinzione profondamente radicata di essere Coscienza, a volte la Coscienza può diventare manifesta prima di una percezione.
11. Ma che diventi manifesta o no, poiché ha questa convinzione profondamente radicata, il saggio è sempre appagato, libero e felice.