Maunin Sadhvi: — Carissimo Maestro, come sai i miei report non sono mai tempestivi. Di solito mi godo per qualche giorno la pace del post ritiro e poi lo elaboro.
Stavolta però sono stati gli eventi che mi hanno fatto ritardare perché, appena tornata a casa, mia mamma non stava bene e ho dovuto occuparmi di lei. Nei giorni in cui ho dovuto gestire il suo malessere, con anche un ricorso al pronto soccorso, mi ha stupito la mia stabilità emotiva.
L’assenza di emozioni mi ha fatto temere di essere diventata anaffettiva, ma poi ho pensato che quello potesse essere il frutto del ritiro: nessuna preoccupazione, nessuna proiezione verso il futuro ma solo la presenza nel fare ciò che è stato necessario.
Sergio: — Stai andando veramente bene… anzi benissimo! Robert Adams si occupò della madre anziana, ma quand’ella morì non manifestò emozioni così che i parenti lo bollarono come insensibile…
Maunin Sadhvi: — In queste due settimane, pur non avendo praticato assiduamente, ho continuato ad usare il koan ‘riconosci che tutto è nulla’. Nei giorni del ritiro emergeva spesso il tentativo di comprendere razionalmente il koan, ma ora credo di aver compreso che la sua funzione sia quella di favorire un veloce ‘sganciamento’ della mente. E ne vedo l’utilità in particolare ora che la presenza di problemi tende a mantenere attivi i processi del pensiero.
Ancora grazie a te, ad Annapurna e ai compagni di percorso.
Sergio: — Esattamente!!! La tua comprensione mi permette ora di mostrarti qualcosa. All’inizio il sadhaka crede che sia una questione di abilità. Può sembrare all’inizio, perché deve imparare una pratica e farla diventare familiare. Ma in realtà l’abilità c’entra poco con la sadhana. C’entra l’interesse, la passione per la pratica, non l’abilità.
L’esempio di Langford è illuminante e ti invito a ponderarlo molto. Lui passa 23 anni a fare 11 ora al giorno di autoindagine senza riuscire a capire cos’è l’Io Sono… Poi ha l’intuizione di essere la Coscienza. Dopo un anno il suo ego sparisce e non ristorna più. Dopo un altro anno attraversa Manonasa e ottiene la Liberazione definitiva.
Difficile trovare una inabilità alla sadhana maggiore di quella di Langford. Eppure lui ha ottenuto la Liberazione mentre altri ‘più abili’ no… Quindi sono altre le qualità necessarie a un aspirante per ottenere la Liberazione: in testa un grande desiderio per la liberazione, poi va notata l’incrollabile fede in Sri Ramana di Langford, e un’incrollabile perseveranza che in ultima analisi si traduce in fede in se stessi!
Cosa è successo in quei 23 anni di apparente insuccesso? È interessante… È successo che Langford ha consumato tutte le proprie spinte personali, cioè la sua mente!! E quando si consuma la mente, cosa rimane… Il Sé luminoso!
Ciò per dirti che se vuoi la Liberazione, e tu puoi, è SOLO una questione di ore di pratica; di quanto tempo cioè stai nel mondo-mente, e quanto nell’introversione dello stato meditativo. Se vogliamo considerare questo abilità, chiamiamolo pure così…