Ho fatto un sogno con dei colori pastello bellissimi, soprattutto azzurro-bluetto; erano saturi, puri. Sono i colori che si vedono all’alba da casa mia (vedi foto in basso); stamattina erano di una bellezza disneyana, inenarrabili…. Poi il vento ha abbattuto un grosso pino liberando tanto spazio di cielo, e la notte con la luna è strepitosa.
Molta pace. Adi Shankara dice che dopo la prima visione non duale del Sé bisogna continuare a ricordare a se stessi di essere quella pura coscienza e non la persona agente. Non è facile ma chi insiste riesce.
È lo stesso invito rivolto dal capitolo 26 della Ribhu Gita – tanto caro a Ramana. Ogni verso inizia con “Sii Quello che…”. Ma “Sii Quello” non ha senso, perché si è già Quello. Perciò l’invito è “Ricordati che sei Quello!”.
Simpatica è la differenza tra Ramana e Atmananda sul samadhi. Ramana parla di samadhi, mentre Atmananda lo ritiene implicito (quando si è il Sé si è in samadhi) e quando gli chiedevano del samadhi rispondeva: “Se si vuole essere così zelanti da chiamarlo samadhi”…