Come si può anche soltanto iniziare a scrivere un tale tributo? Dopo aver trascorso più di sei anni in India e aver incontrato circa 50-60 insegnanti, guru e maestri di meditazione, posso inequivocabilmente dire che non c’era nessuno che potesse essere paragonato a Sri Nisargadatta Maharaj. Perché? Perché ci sono quelli che hanno accesso a QUELLO e si sono ‘Autorealizzati’ e quelli che sono in grado di insegnare. La combinazione che vede coesistere le due cose è veramente rara. ‘Io’ l’ho vista solo in Sri Nisargadatta Maharaj. Non voglio sminuire nessuno, ma bisogna capire che la realizzazione non si traduce automaticamente in capacità di insegnare. Nisargadatta Maharaj le aveva entrambe, e senza compromessi, senza voler nulla da nessuno, senza creare un’organizzazione, senza creare l’illusione di una missione, senza desiderare nome e fama, senza tentare di vincere una gara di popolarità, senza il desiderio di essere qualcuno o qualcosa, senza voler insegnare o fare l’insegnante, senza il bisogno di essere il centro dell’attenzione, e immune dal desiderio di voler essere un Guru. Non si è mai riferito a se stesso con i titoli di Mahatma, Bagawan o Paramahansa, e non ha fondato nessuna scuola e né alcuna filosofia. Parlò soltanto di ciò che egli stesso aveva sperimentato, senza indulgere in alcun riconoscimento personale o vanagloria spirituale. Osò invece calpestare ogni concetto che abbiamo caro e sacro per spingerci oltre i concetti.
(Stephen Wolinsky, ‘I Am That I Am. A tribute to Sri Nisargadatta Maharaj’, Prologo)