“Nella pratica interiore non riesco ad assorbirmi nel Sono”
Non devi cercare l’assorbimento, devi solo individuare la Fonte e contemplarla. La Fonte, il Sé, è quella continua ininterrotta Testimonianza che è sempre presente e immutabile. Notala, e contemplala. All’inizio la Testimonianza è cangiata da caratteristiche personali – sembra che sia un io personale a testimoniare – ma man mano che la contempli apparirà sempre più pura, sottile e impersonale.
“soprattutto perché il corpo e la sua sofferenza, soprattutto legata a dolori muscolari, mi disturba molto, e non so bene come far proseguire l’autoindagine”
Molto semplice: testimonia il corpo e la sua sofferenza, e quando ti è chiaro che non sei tu, contempla la testimonianza stessa.
“Nella vita esteriore, la condizione lavorativa è migliorata, ma ha portato con sé anche una maggiore e più logica concentrazione sull’agire, perché il lavoro è diventato più preciso e specifico, tanto che mi dimentico qualsiasi pratica mentre lo eseguo”.
Non devi pensare all’assorbimento; non ha detto infinite volte Sri Ramana “il samadhi di cui parlo non è la trace (assorbimento) yogica”? Lo stato non-duale avviene senza alcuna necessità di assorbimento!! Puoi fare un incontro di pugilato ed essere nello stato non-duale di non separazione. Certo all’inizio sembra uno sballo perché non si è abituati: un secondo eterno in un altro mondo… ma deve diventare normale e poi continuo.
Entra completamente nell’azione senza ‘io’ personale, quanto più ti è possibile in quel momento, e lascia che i sensi, la mente e il corpo sprigionino a pieno le loro capacità per compiere l’azione al meglio, l’io personale è solo un intralcio. Questo è il senso del libro “Lo Zen e il tiro con l’arco”. Dopo un po’ che lavori in questo modo ‘ego free’ ti renderai conto che ciò che muove la tua azione è il Potere Superiore, e allora comincerai a testimoniare dall’esterno la tua azione rimanendo immutato e distaccato. L’ha fatto Arjuna in una battaglia campale, puoi farlo anche tu che non devi sventrare persone…